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napoli chiama napoli
Elezioni amministrative, se Napoli diventa la capitale del populismo

Secondo il sondaggio de Il Mattino al ballottaggio arriverebbero il sindaco uscente
Luigi de Magistris e il candidato, peraltro ancora senza volto, del Movimento 5 Stelle
 
 
Napoli capitale del populismo. O del ribellismo. O addirittura del masaniellismo, se si preferisce. La si può mettere come si vuole, ma il senso vero del sondaggio pubblicato da Il Mattino in vista delle prossime elezioni amministrative va al di là di tutto questo.
Al ballottaggio arrivano il sindaco uscente Luigi de Magistris, che con un massimo del 40,8% quasi raddoppia i suoi avversari, e il candidato, peraltro ancora senza volto, perché non ancora individuato, del Movimento 5 Stelle, che raggiunge il 21,8%. Restano indietro il Pd, sia se a vincere le primarie dovesse essere la renziana Valeria Valente (17,6%), sia se dovesse risultare invece primo Antonio Bassolino (15,6%); e, sul fronte opposto, il principale candidato del centrodestra, l’imprenditore Gianni Lettieri, fino a ieri considerato in testa al gruppo dei concorrenti e ora scivolato di colpo al quarto posto (20%).
 
Ma perché riesumare la bandana di Masaniello, che de Magistris sventolò dal palco di piazza Plebiscito per festeggiare la vittoria di cinque anni fa, non spiega tutto? 
Semplicemente, perché allora ci fu, a detta di tutti, un boato della storia, che molti credettero, specialmente con l’avvento di Renzi, assolutamente irripetibile. 
Ciò che sorprende nel sondaggio elaborato dall’istituto Euromedia Research di Alessandra Ghisleri è invece il capovolgimento dell’assunto secondo cui l’elettorato di de Magistris e quello di Grillo sarebbero risultati concorrenti e avrebbero perciò limitato le reciproche aspirazione nella conquista di un posto al ballottaggio.
 Così non è. O, almeno, così non sembra essere.
De Magistris e Grillo avanzano entrambi. 
 
E la novità è che a Napoli, per la prima volta, diventa maggioritario il fronte del no ai partiti tradizionali, quello dell’antagonismo politico e della marginalità urbana. 
 
Il fronte delle periferie disperate e dei centri sociali occupati; quello dei movimenti di lotta per i beni comuni e per la cittadinanza onoraria a Öcalan, il leader del Pkk. 
In altre parole, nonostante la recente nomina di tre sottosegretari napoletani, e nonostante il gran da fare del premier, vedi la scelta del commissario per la bonifica dell’ex area di Bagnoli, l’immagine che il sondaggio restituisce è effettivamente quella di una Napoli “derenzizzata”. 
Di una città, cioè, dove la prospettiva solitamente vincente di un ombrello governativo sotto cui proteggersi non produce più i consensi di una volta.
 
Uno schiaffo per chi in questi anni ha puntato tutto sull’inconsistenza amministrativa di de Magistris. 
E in modo particolare per il Pd. 
Un dato è assai eloquente. 
“Il 41 per cento degli elettori del centrosinistra intervistati ha risposto che non andrà a votare alle primarie”, ha rivelato Alessandra Ghisleri. 
Chi nel Pd aveva puntato tutto sulla sfida tra la nuova Valente e il vecchio Bassolino (la prima in vantaggio sul secondo di appena mille/duemila voti) deve forse prendere in considerazione l’eventualità che possano risultare entrambi non sufficientemente seducenti. Ma di un sondaggio parliamo. 
La realtà sarà quella che uscirà dalle urne.
 
 
di Marco Demarco
 
rassegna stampa - www.corriere.it
 


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