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Bassolino: Io contro de Magistris per salvare il Pd dal suicidio L\'ex governatore: È un momento delicato per Napoli

  NAPOLI. «Mi sono candidato per le condizioni della città. È un momento delicato e difficile, più di quanto appaia. Chi andrà a governare Napoli troverà una situazione “t-e-r-r-i-b-i-le”». 
Antonio Bassolino, in campo alle primarie del centrosinistra, non fa sconti all’amministrazione comunale uscente: «La situazione diventerà ancor più evidente tra poco. 
Non dimentichiamo che il Comune è in uno stato di pre-dissesto soltanto grazie ad una legge approvata dal Parlamento. E mi auguro, ma non so, che le prescrizioni imposte per rientrare nella normalità siano state adempiute...».
 
 Il suo è un atto di accusa chiaro al sindaco Luigi de Magistris...
 «Io guardo avanti. Dico che bisogna andare oltre l’attuale esperienza. Non faccio campagna elettorale “contro” qualcuno ma “per” la città. E sia chiara una cosa: questo è un voto su de Magistris. Non su altro. Quando ho scritto su Facebook quel “mi candido”, l’ho fatto per evitare che il Pd consumasse un altro suicidio dopo quello di cinque anni fa. Se non fossi sceso in campo, probabilmente a questo punto il partito sarebbe ancora alla ricerca di un candidato...».
 
 Beh, ammetterà però che l’attuale sindaco ha ereditato una situazione difficile...
 «Ribadisco: sono passati cinque anni, adesso i napoletani sono chiamati a giudicare quello che ha fatto de Magistris. Se avesse fatto bene non sarei qui ora. Io mi rivolgo a tutti i napoletani. Ricordando che sono stato premiato con percentuali sempre crescenti nelle mie esperienze di sindaco e presidente della Regione».
 
 Ma cosa imputa lei, in particolare, a de Magistris?
 «In primis il fatto che la città è chiusa in se stessa. Non c’è dialogo con le istituzioni, in particolare con il Governo. Io ho sempre interloquito con tutti a Roma, sia con Esecutivi di centrodestra che di centrosinistra. Qui, invece, non si dialoga ma ci si oppone. E così non si va molto avanti. Ma non è tutto...»
 
 In che senso?
 «Ci sono interi quartieri di Napoli completamente dimenticati, dove le istituzioni non si sono mai viste. Sono stato al Rione Traiano, dopo le sette di sera non passano più autobus perché la camorra così ha stabilito. E così il traffico si droga da Scampia si è spostato in quella zona. Per un bus a volte si può aspettare anche un’ora, un’ora e mezza. Ma se io e qualche altro possiamo permetterci di chiamare un taxi, chi prende 400 euro di pensione al mese cosa fa? Sono stato a Ponticelli, ad una certa ora c’è il coprifuoco. E il sindaco si oppone all’arrivo dell’Esercito...».
 
 Lei cosa farebbe?
 «Beh, non mi accontenterei di 400 uomini. Ne chiederei 700 per presidiare metropolitane e musei, liberando così polizia e carabinieri per le attività di contrasto alla criminalità organizzata. E solleciterei il ministro dell’Interno a farsi portavoce presso il Governo di una richiesta di risorse per tenere aperte le scuole fino al tardo pomeriggio. Così si combatte la criminalità. Invece, da Napoli c’è solo un atteggiamento di sfida che nasconde quella che è una realtà incontestabile. Un sindaco  è tale perché parte dalle cose più semplici da fare...».
 
 Quali, ad esempio?
 «Se io esco per strada, vedo diverse buche e questo accade in molte zone della città. Un sindaco che fa? Opera per trovare soluzioni a queste cose, che sono quelle che i cittadini notano subito. Ma per fare queste cose bisogna che parli la politica. E de Magistris credo stia “appiccicato” con la politica che non è il gioco degli specchi».
 
 Eppure de Magistris sembra godere ancora di un notevole consenso, almeno stando ai sondaggi...
 «Io ho altri sondaggi, quelli che faccio andando casa per casa tastando il polso della città. E posso assicurare che il consenso verso il primo cittadino non è così ampio come sembra. Detto ciò, sono convinto che la partita sia aperta. Non si può dire tra de Magistris, centrosinistra, Lettieri e Movimento 5 Stelle chi andrà al ballottaggio. Ma il sindaco non avrà vita facile, dovrà sudare sette camicie per arrivare al ballottaggio, rischia pure di non arrivarci. Se dovessi essere io a sfidarlo, faremo un bel confronto. Nel 1997 fui rieletto sindaco dal 73 per cento dei napoletani. Vedremo che risultato otterrà de Magistris...».
 
 L’argomento usato finora dal sindaco per attaccarla è quello dei rifiuti: la situazione che lui dice di aver trovato e risolto, le ecoballe accumulate. E anche tra i suoi antagonisti alle primarie c’è chi pensa che quello della spazzatura possa essere un fardello pesante da portare in campagna elettorale...
 «Primo: sono stato commissario  di governo fino al 2004. Secondo: con me sono stati costruiti sette impianti di Cdr e si è completato l’80 per cento del termovalorizzatore di Acerra poi concluso e inaugurato da Berlusconi. E grazie a questi impianti si è potuta arginare l’emergenza. Terzo: de Magistris ha tolto i rifiuti per strada mandandoli all’estero, con i costi conseguenti. Quanto alle ecoballe, si sono accumulate perché a causa delle proteste non si riusciva a completare un ciclo integrato dei rifiuti in grado di smaltirle. Bene ora l’iniziativa di De Luca e Renzi, d’intesa con l’Anac di Cantone, per avviare le operazioni di smaltimento».
 
 Quando lei arrivò nel 1993 trovò una situazione di dissesto e le macerie di Tangentopoli...
 «Sì ma misi in campo la migliore Giunta mai vista a Napoli: Barbieri, Marone, Scipione Bobbio, De Lucia e tante altre personalità di alto livello. Ci rimboccammo le maniche e ci mettemmo al lavoro. Senza parlare del passato. Se vinco, si torna a quella stagione, con nomi anche esterni alla realtà napoletana ma che abbiamo voglia di tornare qui e mettersi in gioco. Il tutto puntando sui giovani, quelli come i volontari che mi stanno aiutando nella mia campagna elettorale».
 
 E ora che situazione c’è?
 «Terribile, come dicevo. Per tutte le cose che citavo prima: pre-dissesto, scontro istituzionale».
 Ma c’è qualcosa di buono fatto dall’attuale inquilino di Palazzo San Giacomo, che qualcuno accosta a lei per il decisionismo?
 «Sicuramente il fatto di avere portato avanti il tema della lotta alla criminalità come fatto già da me e da Rosetta Iervolino. Quanto ad altre cose, non credo che l’attività svolta sia positiva. Vedi per esempio la questione del patrimonio immobiliare, con immobili occupati non dai legittimi assegnatari...».
 
 Andiamo in casa Pd: non la stupisce che una renziana non della “prima ora” come la Valente sia la candidata del partito, a differenza di lei che Renzi lo ha votato come segretario?
 «Premessa: Renzi si tiene fuori dalla partita. Sarebbe un fatto gravissimo se ci fosse un nome espressione della segreteria del Pd. Il candidato del partito è quello che uscirà dalle primarie. Detto ciò, ricordo che cercai di convincere Valeria Valente e Andrea Cozzolino a votare per l’attuale premier perché ritenevo che in quel momento fosse l’unico in grado di dare una scossa ad un partito ingessato. Pur avendo grande stima, ricambiata e intatta, per un signore come Gianni Cuperlo».
 
 Se Renzi si tiene fuori, però, i renziani sembrano schierati con la Valente...
 «Questo non lo so. Ma una differenza c’è: gli altri si candidano alle primarie. Io mi candido a fare il sindaco di Napoli».
 
 Ma cosa c’è di nuovo nell’attuale Bassolino rispetto a quello del 1993?
 «Innanzitutto la campagna casa per casa. Vado in un’abitazione, prendo un caffè o un bicchiere d’acqua e ascolto le persone. Devo dire che mi ha fatto molto bene questo, perché pensavo di conoscere a fondo Napoli ed invece ho scoperto tante cose nuove. Come, ad esempio, intere zone nelle quali gli amministratori cittadini non si sono mai fatti vedere. Zone completamente dimenticate. Per questo ho deciso di ascoltare la città, per dire “io sono qui” e con me, e ci tengo a ribadirlo, si tornerà alla spinta del 1993. Percepisco la fiducia delle persone, che vogliono risposte chiare alle loro aspettative».
 
 In un’intervista al Roma di qualche giorno fa, l’ex presidente della Regione, Stefano Caldoro, ha detto che lei è l’elemento di maggiore qualità in campo alle primarie ma che il modello amministrativo che lei propone è anacronistico rispetto ai tempi attuali...
 «Non so a cosa si riferisca Caldoro in particolare. Io credo che il modello da seguire sia quello di sfruttare la grande opportunità offerta dalla città metropolitana. Oggi le periferie sono i luoghi nei quali finisce una città. Napoli, per esempio, finisce a San Giovanni a Teduccio, a Secondigliano, a Ponticelli. Con la nuova organizzazione territoriale, invece, cambia il quadro d’insieme».
 
 In che modo?
 «Le periferie non sono più tali, non sono la parte terminale di un territorio spesso dimenticata. Al contrario, diventano delle congiunzioni tra il centro storico del capoluogo e la sua provincia. Un’area di tre milioni di abitanti, più della metà di quelli dell’intera Campania. Cambiano le prospettive, perché il mare non è più quello che va da Bagnoli a San Giovanni a Teduccio, ma diventa una linea continua che va da Varcaturo a Massa Lubrense. La carta vincente può essere quella del potenziamento del trasporto pubblico e privato e delle infrastrutture. Una possibilità per sfruttare le ricchezze che sono offerte dal nostro territorio».
 
 
di Mario Pepe
rassegna stampa -  ilroma.net


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