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La Corte Conti boccia il rendiconto 2013 del Comune di Napoli: un buco di 366 milioni

 Gravi irregolarità contabili e finanziarie, rilevate quattro criticità: utilizzati fondi vincolati, mancate riscossioni delle multe, spese fuori controllo per partecipate e personale

 
 
“Gravi  irregolarità contabili e finanziarie”. Così la sezione di controllo della Corte dei conti campana boccia il bilancio di Luigi de Magistris. Nel mirino del collegio presieduto da Ciro Valentino il rendiconto 2013. Scovate 4 “criticità” prodotte dalla giunta arancione che, secondo i magistrati contabili, fanno “peggiorare” di 366 milioni di euro il disavanzo: ossia, un ulteriore squilibrio dei conti che si aggiunge ai 702 milioni dichiarati in quell’anno dall’ente. E la “quantificazione” precisa la Corte dei conti è “determinata solo per difetto”.
 
Ecco la delibera n. 13, 120 pagine depositate il 26 febbraio e notificate 48 ore fa al sindaco, al presidente del Consiglio, al prefetto e alla Procura della Corte dei conti. 
Il Comune è “sollecitato con la massima urgenza a rimuovere le irregolarità”: il “buon esito sarà valutato dalla sezione contabile” in vista del “monitoraggio in corso di svolgimento sul piano di riequilibrio”. Graziata in parte la giunta rappresentata dall’assessore al Bilancio Salvatore Palma: non scatta l’immediato blocco della spesa. Ma torna l’incubo del dissesto: servono “correzione di rotta” per un “definitivo risanamento dei conti”. 
 
E ciò che è peggio è il comportamento dell’ente: che “non collabora”, fornisce “risposte parziali, non analitiche, elusive”. E che quando si giustifica “disvela ulteriori irregolarità”. Uso dei fondi vincolati, riscossione crediti e pagamento dei debiti, multe. Eccoli i principali “comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria, suscettibili anche di incidere negativamente sugli equilibri di bilancio”.
 
E poi ancora, tre fattori “fuori controllo”: i “debiti fuori bilancio”, le partecipate e la spesa del personale. In primis, la Corte scopre “l’utilizzo, per cassa, di entrate destinate a spese in conto capitale, al fine di fronteggiare spese correnti, senza la successiva ricostituzione dei fondi utilizzati”. Un primo buco di 168 milioni di euro. Ma il bubbone sono i residui attivi, cioè tasse e altri crediti ancora da incassare. 
 
In totale 2,9 miliardi di cui il 25 per cento (753 milioni) antecedenti al 2009: quindi in odore di prescrizione, senza più diritto di essere riscossi. Per l’amministrazione “non risultavano crediti in prescrizione”: ma la Corte aggiunge che “non appare possibile valutare la fondatezza di tale affermazione”. Non solo.
 
“L’istruttoria condotta – scrivono i magistrati - ha evidenziato la sostanziale mancanza, in ordine all’attività di revisione dei residui, delle motivazioni relative sia alla cancellazione sia al mantenimento degli stessi. Non può non sottolinearsi come tutti i parametri di deficitarietà siano risultati negativi nel 2013”. 
 
La sorpresa arriva anche da quelle spese soggette a limiti di legge. In particolare, per quelle di rappresentanza si dichiarano 87 mila euro. Ma le tabelle fanno emergere 2 milioni per rimborsi viaggi, 1,2 milioni per organizzazione convegni e manifestazioni, 331 mila euro per incarichi professionali. La giunta de Magistris replica che quelle spese “risalgono ad anni precedenti”.
 
Ma i documenti allegati sono, per i magistrati, “privi di chiarezza e comprensibilità”. Galassia partecipate: 22 organismi con risultati negativi per 44 milioni. Ma soprattutto una gestione delle società che nel 2013 è costata quasi 100 milioni in più rispetto all’anno precedente. Per la giunta sono maggiori oneri dovuti a “Asia, NapoliServizi e Bagnolifutura”. 
 
La Corte dei conti bacchetta che “una serie di operazioni” tutt’ora in corso – “fusioni, conferimenti di rami d’azienda” - potrebbero essere “destinate alla copertura, meramente contabile, di perdite effettivamente manifestatesi con creazione di disavanzi progressivi”. Infine la spesa per il personale: l’ente non chiarisce. E sarebbe il “mancato rispetto del quinto parametro di deficitarietà”. Che tradotto significa dissesto. 
 
di ALESSIO GEMMA
rassegna stampa - napoli.repubblica.it


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