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il pulpito
Aboliamo l’infallibilità del Papa di Hans Küng

 È difficile immaginare che papa Francesco avrebbe fortemente voluto una proclamazione della
infallibilità papale come quella che nel diciannovesimo secolo venne sollecitata da Pio IX con ogni
mezzo. Si può invece ritenere che Francesco (come fece a suo tempo Giovanni XXIII davanti agli
studenti del collegio greco) dichiarerebbe sorridendo: «Io non sono infallibile». Di fronte allo
stupore degli studenti, Giovanni aveva aggiunto: «Sono infallibile solo quando parlo ex cathedra,
ma non parlerò mai ex cathedra». Questo tema mi è familiare da tempo. Ecco qualche importante
dato storico, che ho acquisito di persona e ho meticolosamente documentato nel quinto volume
delle mie opere complete.
 
1950: Il 1° novembre Pio XII proclama come dogma di fronte a una folla gigantesca:
«L’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta
alla gloria celeste in anima e corpo». Allora, studente ventiduenne di teologia, accolsi con
entusiasmo questo evento.
Fu dunque un primo infallibile pronunciamento ex cathedra del supremo maestro e pastore della
Chiesa cattolica, il quale si appellò alla particolare assistenza dello Spirito Santo, in piena
conformità alla proclamazione dell’infallibilità papale avvenuta nel Concilio Vaticano I!
 
 
1958: Con la morte di Pio XII giunge alla fine anche il secolo dell’eccessivo culto di Maria
promosso dai papi “Pii“. Il suo successore Giovanni XXIII è contrario a nuovi dogmi e la
maggioranza del Concilio decide con una votazione aperta di non promulgare un proprio decreto su
Maria, anzi, mette in guardia da manifestazioni esagerate di devozione mariana.
 
 
1965: Nella costituzione pastorale sulla Chiesa si trova – capitolo III sulla gerarchia – l’articolo 25
sull’infallibilità, che però sorprendentemente non viene affatto discusso. Tanto più che di fatto il
Vaticano II ha proceduto a un allargamento sconcertante, estendendo espressamente e senza
motivazione all’episcopato quell’infallibilità che il Vaticano I aveva attribuito solo al papa.
 
1968: Appare l’Enciclica Humanae Vitae sulla regolazione delle nascite. L’enciclica, che vieta come
peccato grave non solo la pillola e i mezzi meccanici, ma anche l’interruzione del rapporto sessuale
per evitare una gravidanza, viene percepita come un’enorme provocazione. Con essa il papa si pone
in contrasto, per così dire, con tutto il mondo civilizzato, richiamandosi al suo infallibile magistero
e a quello dell’episcopato. Certo, le proteste formali e le obiezioni materiali sono importanti, ma
questa pretesa di infallibilità delle dottrine papali non può proprio essere riesaminata a fondo? Ne
faccio un tema di discussione nel mio libro Infallibile? Una domanda, del 1970.
 
1979/1980: Revoca della mia abilitazione alla docenza in teologia cattolica. Che si trattasse di
un’azione segreta preparata nel minimo dettaglio, dimostratasi contestabile sul piano giuridico,
infondata su quello teologico e controproducente su quello politico, è ampiamente documentato nel
secondo volume delle mie memorie, Verità contestata. A quel tempo il dibattito si soffermò a lungo
su questa revoca della mia missio e sulla infallibilità. Tuttavia, la mia considerazione nella comunità
religiosa non poté essere distrutta. E, come avevo previsto, le discussioni sui grandi compiti della
riforma non sono cessate. Mi riferisco al dialogo interconfessionale, al reciproco riconoscimento
delle funzioni e delle celebrazioni eucaristiche, alle questioni del divorzio e dell’ordinazione
sacerdotale delle donne, al celibato ecclesiastico e alla drammatica crisi delle vocazioni, e
soprattutto alla guida della Chiesa cattolica. Posi la questione: «Dove state portando questa nostra
Chiesa?».
 
 
Dopo 35 anni, questi interrogativi sono attuali ora come allora. Ma la ragione decisiva
dell’incapacità di realizzare riforme a tutti questi livelli continua ad essere la dottrina
dell’infallibilità del magisterio, che ha portato alla nostra Chiesa un lungo inverno. Come allora
Giovanni XXIII, anche oggi papa Francesco cerca con tutte le forze di far soffiare un vento fresco
sulla Chiesa. E deve scontrarsi con una forte resistenza, come in occasione dell’ultimo sinodo
mondiale dei vescovi dell’ottobre 2015. Non ci si faccia illusioni, senza una “re-visione” costruttiva
del dogma dell’infallibilità un reale rinnovamento sarà ben difficilmente possibile.
Tanto più sorprendente, allora, è che la discussione su questo tema sia scomparsa dallo schermo.
 
 
Molti teologi cattolici, temendo sanzioni come quelle che hanno colpito me, hanno quasi rinunciato
a esprimere posizioni critiche sull’ideologia dell’infallibilità, e la gerarchia cerca, per quanto
possibile, di evitare un tema così impopolare nella Chiesa e nella società. Solo poche volte Joseph
Ratzinger vi si è richiamato, nella sua veste di prefetto della Congregazione per la dottrina della
fede. Ma, tacitamente, il tabù dell’infallibilità ha bloccato tutte le riforme che, a partire dal Concilio
Vaticano II, avevano sollecitato una revisione di precedenti definizioni dogmatiche.
 
 
2016: È il mio ottantottesimo anno di vita, e posso dire di non essermi risparmiato per raccogliere i
numerosi testi compresi nel quinto volume delle mie opere complete. Ora, con questo libro in mano,
vorrei rivolgere di nuovo al papa un appello che ho più volte inutilmente lanciato nel corso di una
discussione pluridecennale in materia di teologia e di politica della Chiesa. Imploro papa Francesco,
che mi ha sempre risposto in modo fraterno: «Riceva questa ampia documentazione e consenta nella
nostra Chiesa una discussione libera, non prevenuta e aperta su tutte le questioni irrisolte e rimosse
legate al dogma dell’infallibilità. Non si tratta di banale relativismo, che mina i fondamenti etici
della Chiesa e della società. E nemmeno di rigido e insulso dogmatismo legato all’interpretazione
letterale. È in gioco il bene della Chiesa e dell’ecumene.
 
Sono ben consapevole che a lei, che vive “tra i lupi“, questa mia preghiera potrà sembrare poco
opportuna. Ma lo scorso anno lei ha coraggiosamente affrontato malattie curiali e perfino scandali, e
nel suo discorso di Natale del 21 dicembre 2015 alla curia romana ha ribadito la sua volontà di
riforma: “Sembra doveroso affermare che ciò è stato – e lo sarà sempre – oggetto di sincera
riflessione e decisivi provvedimenti. La riforma andrà avanti con determinazione, lucidità e
risolutezza, perché Ecclesia semper reformanda”.
 
Non vorrei accrescere in modo irrealistico le aspettative di molti nella nostra Chiesa; la questione
dell’infallibilità nella Chiesa cattolica non può essere risolta dal giorno alla notte. Ma per fortuna lei
è più giovane di me di quasi dieci anni e, come tutti ci auguriamo, mi sopravvivrà.
E certamente comprenderà che io, da teologo alla fine dei miei giorni, sostenuto da una profonda
simpatia per lei e per la sua azione pastorale, abbia voluto, finché sono in tempo, esporre la mia
preghiera per una libera e seria discussione sull’infallibilità, motivata come meglio posso nel
presente volume: non in destructionem, sed in aedificationem ecclesiae, “non per la distruzione, ma
per l’edificazione della Chiesa“. Per me personalmente sarebbe la realizzazione di una speranza mai
abbandonata».
 
 
 
rassegna stampa - la Repubblica del 9 marzo 2016
( Traduzione di Carlo Sandrelli) Il testo è un’anteprima del quinto volume dell’opera omnia di
Küng Unfehlbarkeit in uscita in Germania


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