Le carte: al convegno di Carboni e Lombardi anche Bassolino

Luglio 19, 2010 by admin · Comment
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rassegna stampa
dal corriere della sera

Era il settembre 2009. Per il governatore campano
fu messo a disposizione un aereo privato
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NAPOLI — Settantacinquemila euro in assegni circolari presi da un conto intestato alla moglie di Flavio Carboni per finanziare — assieme alla Regione Sardegna di Ugo Cappellacci— il convegno-cenacolo organizzato dall’associazione Diritti e Libertà a Santa Margherita di Pula, in provincia di Cagliari, nel lussuoso albergo Forte Village, a metà settembre del 2009.
I carabinieri del comando provinciale di Roma hanno scoperto il versamento alla società che gestisce l’hotel, e l’hanno collegato con una delle tante telefonate in cui Pasquale Lombardi, anima dell’associazione e tessitore dei rapporti fra il «gruppo di potere occulto» e i magistrati, batteva cassa proprio con l’imprenditore-faccendiere sardo. «Ci vogliono ancora parecchi soldi…», dice Lombardi alla fine di luglio 2009. «Adesso mi metto d’accordo, mi devi spiegare a che cosa… in che modo posso intervenire…», risponde Carboni. Lombardi fa una specie di lista della spesa: «Ci vogliono intorno ai 36-38mila euro per le partenze. Poi ci vogliono circa 10.000 euro pr l’addobbo, e quindi tutti i microfoni eccetera, e poi circa 3.000 per una presentazione di libri… Formigoni e tutti gli altri candidati».
A proposito di partenze, Carboni ricorda che Arcangelo Martino, il terzo organizzatore dell’impresa e terzo arrestato, stava provvedendo per far venire il presidente della Campania.
«Ha affittato l’aereo per Bassolino, solo per Bassolino», ribatte Lombardi. Carboni: «Viene con un aereo privato», e Lombardi: «Eehh, capito pe’ fà venì Bassolino…».
Il nome dell’ex governatore ospite al convegno sardo sul tema «federalismo fiscale, problemi prospettive», compare qualche altra volta nelle telefonate intercettate.
Una del febbraio scorso, quando Arcangelo Martino, dopo l’esclusione di Nicola Cosentino per la corsa alla guida della Regione, dice «di aver incontrato Bassolino il quale gli ha detto che anche loro andranno in collaborazione con De Luca (candidato del centrosinistra, ndr) ».
Un’altra volta se ne parla a luglio 2009, quando Martino chiede a Carboni: «Sai se hanno fatto quella telefonata a Bassolino?», e Carboni risponde: «No, dunque… è quello che io purtroppo non l’ho potuto chiedere in questo momento… la posso chiedere domani tramite Denis… quando lo incontro».
Per gli altri invitati alla riunione di Forte Village sono stati prenotati i voli di linea, spiegava Lombardi a Carboni mentre insisteva per avere soldi: «O mi fai un bonifico, come vuoi tu.
Perché ti ripeto, devi dare anche gli acconti a tutta questa gente che mi prestano! Cioè, ti ripeto, quello che deve fare la sala, eccetera». Nell’interrogatorio sostenuto in carcere Carboni ha detto che «l’unica cosa di cui veramente mi sono occupato è di stare lì a pranzo e a cena, in quelle noiosissime due serate quali sono state a Forte Village».
Ed ha ammesso il finanziamento, spiegandone i motivi: «Per aderire a quel rapporto che io trovavo interessante, non tanto con Lombardi quanto con il dottor Martino, che per quanto mi risultava è una persona che poteva, anche nel mondo imprenditoriale, che diceva di avere trecento dipendenti solamente a Napoli, con relazioni ovunque».
Per l’imprenditore Carboni è utile «poter intervenire e favorire, fare alcune cose, perché così si conquistano, diciamo così, talvolta le simpatie… Anche partecipando a spese e a cose, questo va nelle relazioni comuni e quotidiane, quando si può. Questo è il motivo per cui ho dato un contributo anche per Forte Village», conclude Carboni, mentre nel suo interrogatorio Lombardi ha negato il finanziamento del faccendiere. Nel rapporto inviato ai pubblici ministeri, i carabinieri scrivono che Lombardi, Carboni e Martino «utilizzano l’associazione Diritti e libertà, in nome della quale curano l’organizzazione di convegni in località amene e pranzi, per stringere rapporti confidenziali con importanti magistrati e alti funzionari della pubblica amministrazione.
Tali rapporti vengono poi coltivati con la finalità, talvolta dichiarata esplicitamente, di conseguire importanti vantaggi per il gruppo, per qualche componente dello stesso o per qualche soggetto collegato». Per l’appuntamento di Santa Margherita di Pula, Carboni aveva preteso che s’invitassero anche il sindaco e il presidente del Consiglio di Stato, «che se non si vede incluso nell’elenco sta un po’ male».
E aveva annunciato che la sua presenza sarebbe stata molto discreta, forse per non mettere in imbarazzo qualche partecipante visti i suoi trascorsi giudiziari, come spiega ancora a Lombardi due giorni prima del convegno: «Io ti ho detto che farò solo delle apparizioni, solo fra di noi e basta… Ciao caro».
Durante i lavori del convegno, gli investigatori hanno registrato anche una telefonata dove Lombardi dà disposizioni a un suo collaboratore su come sistemare i relatori di una sessione: «Al centro è Carbone (all’epoca presidente della Cassazione, ndr).
Poi ci metti Formigoni vicino a Bassolino da quest’altra parte… sulla sinistra ci metti Cappellacci, poi ci metti Martone e ci metti Caliendo… poi metti… devo essere io e coso, quel pepe di Verusio (procuratore di Grosseto, presidente dell’associazione, ndr).
Da quest’altra parte invece metti Arcangelo». Qualche mese dopo, all’inizio del 2010, il gruppo era pronto per un’altra occasione d’incontro, stavolta a Milano. I carabinieri lo scoprono attraverso una telefonata di Lombardi al giudice Martone: «Siccome con i nostri amici del centro studi vorremmo fare il giorno 26 febbraio un convegno a Milano, avendo come tema la giustizia, la riforma e tutte ’ste cazzate all’italiana… quale sarebbe secondo te il tema migliore da poter toccare?».
È in occasione di quell’appuntamento che Lombardi farà, a metà febbraio, una telefonata al procuratore di Firenze (che non conosceva) per invitarlo; il sospetto è che ci fosse l’intenzione di succhiare qualche notizia sull’inchiesta sugli appalti per i Grandi Eventi che coinvolgeva Denis Verdini, oggi indagato per associazione segreta assieme a Carboni, Lombardi e Martino.

Giovanni Bianconi

Dossier, calunnie e voti comprati di ROBERTO SAVIANO

Luglio 19, 2010 by admin · Comment
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rassegna stampa -
fonte-
repubblica.it-

L’ANALISI
Dossier, calunnie e voti comprati
la macchina del fango targata Cosentino
Quando si dà fastidio al governo, o un politico viene scelto al posto di un altro più potente ma indagato dall’antimafia, si attiva una macchina fatta di dossier: giornalisti conniventi e politici faccendieri cercano di delegittimare i rivaliCosì si è organizzato il gruppo che voleva delegittimare Caldoro candidato prescelto dopo che Nicola Cosentino è stato accusato di essere a disposizione del clan dei Casalesi
di ROBERTO SAVIANO

QUANDO si dà fastidio al governo o a chi comanda cosa succede in Italia? Quando un politico viene scelto al posto di un altro più potente ma indagato dall’antimafia cosa accade? Ora lo vediamo. In quel momento, infatti, si attiva una macchina fatta di dossier: giornalisti conniventi e politici faccendieri cercano attraverso media e ricatti di delegittimare i rivali. Così succede a chi non si allinea, fango, voci, raccolta dei vizi, sgretolamento delle virtù.
Un mestiere in cui alcuni cronisti campani sono maestri, un meccanismo che in Campania è remunerativo più che altrove.
Leggere le indagini di questi ultimi giorni prende allo stomaco, crea vertigine. Per questo tutti devono sapere e chi non reagisce sceglie, in qualche modo, di essere complice.
Provate a leggere e capire quanto organizza Nicola Consentino insieme a Arcangelo Martino, Pasquale Lombardi, Flavio Carboni, Ernesto Sica.
Con un aiuto fondamentale. Quello del Presidente della Corte di Appello di Salerno perché secondo i carabinieri “Umberto Marconi dà una consulenza giuridica a tutta l’operazione e connette le informazioni all’ambiente giornalistico e giudiziario”.
Il gruppo si organizza per cercare di delegittimare Stefano Caldoro candidato prescelto dopo che Nicola Cosentino è stato accusato dalla procura di Napoli di essere un politico e un imprenditore a disposizione del clan dei Casalesi e da questi costruito.

Berlusconi è informato - da quanto emerge nelle intercettazioni - di tutto. Attraverso Denis Verdini a Roma tutti sanno cosa sta facendo la banda del fango. Lasciano fare, per capire effettivamente se la diffamazione di Caldoro può oscurare le accuse di mafia a Cosentino. Tutto questo avviene inaspettatamente, essendo Caldoro un pupillo di Berlusconi, ma Cosentino è più potente più utile, e sa molte cose. Fino alla fine, il gruppo aspetta di convincere Berlusconi, che monitora e attende sino all’ultima ora disponibile per vedere se il piano viene realizzato o invece l’opinione pubblica ne resta indifferente.

Cosentino vuole assolutamente diventare presidente della Regione Campania, e chi gli è intorno sa che con Cosentino presidente della Regione gli affari sarebbero esponenziali e quindi il gruppo - secondo l’indagine dei Carabinieri di Roma - inizia a raccogliere informazioni su Caldoro . La prima cosa che colpisce è che l’elemento chiave sono i suoi presunti rapporti omosessuali. L’omosessualità che attribuiscono a Caldoro diventa strumento di delegittimazione.
Ed è una dimostrazione dell’arretramento della cultura politica. Quale sarebbe il “reato” o lo scandalo nell’essere omosessuale? Cosentino e il suo gruppo contano invece sul fatto che legare la vicenda Marrazzo a quella di Caldoro può incidere sull’opinione pubblica.
L’obiettivo è fare pressioni sul Pdl romano, poiché, evidentemente, il sospetto di essere gay pesa più dell’essere indagati dall’antimafia.
Emerge dalle intercettazioni che questa è la trovata di Cosentino e infatti alcuni vengono investiti del compito di compilare un dossier su Caldoro e i presunti suoi amanti uomini. Il dossier stenta ad arrivare e Martino e Cosentino sono preoccupati. Temono che tutto possa essere solo una storia di voci. Da dire con la “bocca”. Loro voglio carte, dossier, dettagli da poter usare:

Cosentino: Ma quell’amico la relazione l’ha portata no?
Martino: L’ho chiamato sta venendo.. detto tra me e te mi sono anche molto arrabbiato nicò perché sono scocciato
Cosentino: questo vuole piglià per il culo
Martino: ho detto con la bocca con la bocca si mangiano i maccheroni diceva totò
Cosentino: bravissimo bravissimo
Martino: (…) Porta la cazzo di relazione perché sennò la scrivo io e non ne parliamo più
Cosentino: bravo bravo bravo
Martino: Se sai scrivere se poi non sai scrivere io lo so fare perché non sono fesso sono pure un poco laureato come te io non so che cazzo faccia nella vita..
Cosentino: non lo so manco io
Martino: forse farà i pompini pure lui che ne so ci stanno tanta gente qua Caldoro coso.. tutti questi fanno questo. Tutti. I bocchini.
Cosentino: I bocchiniani
La battuta sul cognome di Italo Bocchino è scontata ma Martino riconosce a Cosentino il merito di aver descritto bene la corrente che gli si oppone nel Pdl Campania:
Martino: Ma tu mi.. assai quando dicesti quel gruppo di ricchioni, di frocetti, di frocetti
Cosentino: di frocetti ma io sono lungimirante…
Martino: È lo so no tu sta cosa te la porti appresso perché sei stato un grande
Cosentino: si si il fatto dei frocetti questo rimarà nella storia
Martino è entusiasta della trovata di Cosentino di mostrare che i suoi rivali siano gay ed è convinto di poter aver un consenso enorme dall’elettorato su questa vicenda:
Martino: io lo dirò nella prossima conferenza stampa che farò allo stadio San Paolo con te, ti porterò 70, 80 mila persone. Ma te lo giuro tu pensi che io scherzo nicò
Così si forma il gruppo, si affidano “indagini” per capire. I giornalisti sono “guaglioni è barbiere” ossia “ragazzi di barbiere” che lavorano per loro, i testimoni vengono definiti “cantatori” perché cantano storie e dettagli sulla vita privata del loro rivale. Così le informazioni vengono raccolte. Martino e Sica si sentono su questo.
Martino: si!
Sica: è abbastanza chiaro?
M: si è chiaro ma vedo solo…
S: questo è… queste sono diciamo…
M: solo date praticamente!
S: no è dove c’è la certificazione! Mo bisogna vedè diciamo… anche la fotocopia delle cose vabbuò?! E ciooè … qua sembra….
M: Ma io vedo… vedo soltanto …
S: le date e i… e i luoghi
M: ehehe… e i luoghi… luoghi..
S: eh!
M: eh poi non vedo più niente qua dice particolarmente etc etc
S: eh! è dice
M: poi basta non c’è più niente eheh! Non c’è un… un… unnnn….

Martino vorrebbe i nomi delle persone che Caldoro avrebbe incontrato, Sica gli ha procurato i nomi degli hotel e gli promette anche altri documenti. Poi svela il suo piano: terrorizzare Caldoro senza diffondere le notizie.

Sica: … quello già sbanda perché sono veritiere voglio dire! Adesso tutto il resto veramente è contorno perché la ci sta proprio nome e cognome! Quindi basta che tu gli dici ma tu gli dici il 19 settembre sei andato la! Quello… poi dopo di che veramente …. mo bisognerebbe avere una copia… una cazzata perché queste sono leeee perché poi lì lui lì andava bimestralmente il vizio è pesante ehhhh

Caldoro diventa un problema vero per Cosentino, perché lui ha il potere elettorale e imprenditoriale ma Caldoro è più presentabile. Martino nell’intercettazione è chiaro. Bisogna eliminare la candidatura di Caldoro definito “culattone” nell’ottica tipica napoletana che chiama “ricchione” il gay povero e “culattone” il gay ricco.

Martino: “Qua la cosa importante è culattone… e domani dice: vabbuò togliamo a culattone adesso parliamo”.
Cosentino: bravo bravo bravo…. d’accordissimo questo è l’obiettivo principale poi tutto il resto è…
La costruzione del dossier è partita. Parlano con Denis Verdini, cercano Berlusconi, li avvertono che girano queste voci. Martino e Cosentino non si fidano dei loro “contatti” con Berlusconi. Li definiscono tutti uomini con la “posta”, con una taglia, una paura, un ricatto. Martino arriva persino a dare dello “stronzo” a Berlusconi perché non capisce chi ha il potere e chi è invece solo un “frocetto”
Martino: Sono tutti femminielli e frocetti capito
Cosentino: Davanti fanno eh bravo davanti fanno la cosa poi quando vanno di fronte al Cavaliere ognuno si vede la posta capito?
M: E quello il Cavaliere per questo è uno stronzo solo la gente come me può dire che è no stronzo
Non vengono stoppati. Sembra piuttosto che vogliano aspettare le reazioni dei loro elettori. Cosentino e Martino si sentono dopo aver ricevuto una nuova versione del dossier. Sono contenti del risultato.
Martino: allora lì ci sono tutte cose circostanziate definite e puntuali di date di dove va ma va fino all’altro ieri eh? Attenzione
Cosentino: Ah…
M: questo è metodico
C: addirittura
M: fino all’altro… si è metodico ma fino all’altro ieri, e l’ha sanno ovviamente con chi va tra i clienti è molto conosciuto. Chi si porta alti belli biondi. Coso… occhi azzurri eccetera (…)

Ogni volta che parlano dei presunti compagni di Caldoro sono sempre più precisi nella descrizione fisica e si trovano spesso riferimenti a “persone fonti”. Il che fa pensare che siano loro stessi a “costruire” le persone per gli incontri.
Ma c’è di più, di peggio. C’è un passaggio in cui Cosentino chiede a Martino se c’è solo la vicenda dell’omosessualità o anche “l’altro”. “L’altro” secondo i Carabinieri è il tentativo di fabbricare un’accusa di camorra. Così da pareggiare la partita. Camorra Cosentino, camorra Caldoro. Ma su di lui peserebbe anche il “sospetto” di essere gay. Prendi un vecchio pentito, fuori dai giochi e gli fai sparare qualche accusa, il tempo di finire sui giornali; poi magari i pm dimostrano che è falsa, ma intanto il fango ti è arrivato. Un vecchio gioco delle organizzazioni criminali che solo procure antimafia forti e integerrime riescono a sventare.
La logica qui è la medesima dei quotidiani della loro area, ossia sostenere che niente è pulito, tutto è sporco, tutti si è uguali nei vizi e negli interessi. Dunque nessuno può fare la morale.
La macchina del fango vive di questo desiderio di mettere tutti sullo stesso piano: tutti corrotti, tutti viziosi. Un meccanismo che si riesce a bloccare quando non si contrappongono più santi a demoni, ma piuttosto quando si dimostra che pur nella contraddizione che è degli esseri umani, gli interessi sono diversi, le azioni sono diverse. E anche le debolezze sono diverse.

Cosentino: la relazione riguarda soltanto quell’aspetto là… o pure l’altro…
Martino: no l’altro c’è pure quello, però questo è una cosa che come fece quel Piero lÃ
C: mm, si si
M: che poi è stato visto tutto dopo, qua lo si vede prima, e scusate questo lo fa tutti i giorni mo, e con queste date ovviamente appena esce ci sta chi le mette fuori
C: vabbè vabbè
M: ci fa il servizio anche ben probante e pulito (…)
M: io credo questa sia la svolta
C: È’ finita..

Invece non è finita per niente. Il dossier non sortisce effetto.
Allora Pasquale Lombardi 5 geometra avellinese, faccendiere che ha relazioni con i poteri che contano, giudici, imprenditori, politici, e che vuole la candidatura di Cosentino, spinge per far uscire il dossier sulla stampa.
Non alla loro stampa: sarebbe troppo chiaro il disegno. Propone di dare il dossier alla redazione di Repubblica a Napoli, sperando che venga pubblicata perché è contro il centrodestra. Ma il tentativo non riesce.

Lombardi: Ma chest sai che bulemm fa? Piuttosto na cosa di chest potrebbe essere data a la Repubblica in una busta accussi, virit che succer’, anche questo…(ma questo sai che vogliamo fare piuttosto una cosa di questa potrebbe essere data a la Repubblica in una busta così vedete che succede anche questo)

Ma a questo punto la banda del fango non può più sperare che la cosa sia risolta da Roma, anche perché la Cassazione respinge il ricorso di Nicola Cosentino. Sembrano nulle le possibilità di essere il prossimo Presidente della Regione Campania.
Eppure ha la certezza dei voti, ha il piano degli affari, tutto gli sembra così vicino. Il pentito da usare contro Caldoro è Bruno Rossi ex boss della zona di Fuorigrotta che avrebbe dovuto parlare di una alleanza tra lui e Caldoro negli anni ‘90 contro Amato Lamberti. Martino riceve un sms:

“Dici a nicola che dovrebbe uscire il rapporto di Caldoro con i trans forse del problema ha parlato anche un pentito. Che fine abbiamo fatto siamo finiti in un mondo di froci. Povero Berlusconi.”

Esce infatti l’articolo, vero e proprio capolavoro di intimidazione. Esce su un blog, www. campaniaelezioni. altervista. org. Un blog visto da pochissimi. Ma anche questa è una logica rodata e molto utilizzata in Campania.
Di cronisti frustrati e licenziati ce ne sono tanti. Il blog ti mette al riparo dalle querele, al massimo viene chiusa la pagina, ma permette che la notizia arrivi agli addetti ai lavori. Così le redazioni dei giornali vengono a sapere informazioni private su Caldoro. Un articolo che pubblica esattamente il dossier voluto dalla banda del fango e che finge di essere a favore di Caldoro, dicendo che “è una valanga di sterco caduta a valle”, fa riferimento al “sobrio” Caldoro scelto al posto di Cosentino. Finge di difenderlo ma diffonde il fango.

Appena esce il blog, Sica e Martino ricevono molte telefonate preoccupate. Fingono di non sapere niente. Martino riceve mentre è a cena davanti ad altri del partito la telefonata di Sica. È una messa in scena.
Sica: Mo mo stavo leggendo ho visto internet na cosa campagna elezioni per esempio ma pure un altro blog come si chiama elezioni. it (..) sul conto del candidato nostro una cosa incredibile dice: un marrazzo in campania, nuovo caso Marrazzo
Martino: Vabbè è un attacco di merda ma come si permettono

Recitano la parte dei “feriti dalla notizia” e chi è lì al tavolo ovviamente prende atto che loro non ne sapevano nulla.
Ed invece il sindaco di Pontecagnano (e assessore regionale poi costretto alle dimissioni) Sica e Arcangelo Martino sanno tutto, sono loro gli artefici di quel dossier. Sperano che Annozero, avendo due campani, come Santoro e Ruotolo a gestire la trasmissione si occupi con maggior dettaglio della vicenda Caldoro, e sperano che pur di battere il Pdl, De Luca il candidato del centrosinistra sia disposto a riprendere le notizie del dossier.
Guardano con piacere che si sta diffondendo in tutte le redazioni la notizia, anche se non esce su nessun grande giornale, tutti ne parlano e il vento della calunnia diventa tempesta, sperano Caldoro si ritiri terrorizzato, che la sua famiglia possa rompersi, vogliono minare il suo equilibrio. Fino alla fine sperano di poter vedere Caldoro inciampare così da dimostrare che Cosentino solo avrebbe potuto traghettare alla vittoria il Pdl.
La notizia si diffonde ovunque e Sica e Martino iniziano ad accusare la “sinistra” di diffondere il dossier costruito da loro, addirittura dicono che è una “porcata”. A leggere sembra che pensino di essere intercettati e quindi vogliono dare la colpa ad altri, o forse sono rimasti talmente impressionati dalla diffusione del dossier che pensano davvero che i “nemici” politici lo stiano sfruttando.

Martino: queste sono porcate ma secondo te è la sinistra che sta facendo sta cosa?
S: io penso di si sono..
M: La sinistra eh…
S: quelle porcate che si fanno proprio…
S: quelle porcate che fanno sotto elezioni sti delinquenti pensa un po’ che oggi ho parlato con uno… questi verseranno ancora altro veleno sopra tutto diciamo il gruppo storico che si… monnezza solo su monnezza, un clima proprio mammamia
M: addirittura? Un clima proprio terribile che verrà fuori domani su Annozero
S: domani c’è Annozero, quello De Luca se lo mangia voglio dire non c’è partita.

Cosentino e co. Dopo che Caldoro viene designato come candidato, cercano in extremis di puntare su Lettieri che gli garantirebbe, a leggere le cose che dicono, le stesse condizioni di Cosentino.
Ma neanche Lettieri verrà poi prescelto. A quel punto la banda del fango vuole portare i voti al centrosinistra per punire Caldoro: “Arcangelo dice che farà un pensiero su De Luca”… “Arcangelo gli dice che anche lui a questo punto è orientato a spostarsi a sinistra” sono le ultime intercettazioni. Dall’altra parte bassoliniani ostili a De Luca votano Caldoro.
Tutto diventa una battaglia tra bande che comprano voti e non c’entra più nulla l’idea, la passione politica, il programma, il piano, la Campania diviene l’emblema di questo Paese.
Il paese intero, governo in testa, ricattato da questo sistema. Cosentino ne esce apparentemente sconfitto quando l’informazione nazionale si occupa di lui costringendo i suoi a non candidarlo. Ma sa di avere sotto ricatto molti, sa di essere il politico che conta, con i voti, i soldi, le informazioni.
Ma sembra che il suo potere continui a sopravvivere soprattutto nei dossier e nella capacità di egemonizzare con il suo ruolo il ciclo dei rifiuti: perdi Cosentino, la Campania torna a sommergersi di rifiuti. E questo il governo non può permetterselo, avendo sbandierato la finta soluzione dell’emergenza rifiuti.

Qualunque sia il tuo stile di vita, qualunque sia il tuo lavoro, qualunque sia il tuo pensiero, se ti poni contro certi poteri questi risponderanno sempre con un’unica strategia: delegittimare.
Delegittimare il rivale agli occhi della pubblica opinione, cercare di renderlo nudo raccontando storie su di lui, descrivere comportamenti intimi per metterlo in difficoltà, così che le persone quando lo vedono comparire in pubblico possano tenere in mente le immagini raccontate e non considerarlo credibile. Un vecchio boss della Nuova Famiglia, Pasquale Galasso, alla domanda “Perché non uccidete magistrati?” rispose chiaramente: “Signor giudice noi preferiamo delegittimarli”.

Vincenzo De Luca mentre se ne va:”inutile e patetica la decisione dei bassoliniani di riunirsi in un coordinamento autonomo all’interno del gruppo regionale.Piuttosto, per le responsabilità del passato, qualcuno dovrebbe dar vita ad un’associazione di penitenti”.

Luglio 13, 2010 by admin · Comment
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E ne ha per tutti. A cominciare proprio dal suo partito, il Pd. Invece di ricostruire i rapporti con la società civile -attacca lo “sceriffo”- ci siamo persi nelle stanze del centro direzionale.
E ancora: Ho incontrato una difficoltà immane ad organizzare la battaglia in Regione, soprattutto per via delle forze sgangherate chiuse nelle stanze
del palazzo. Dovrebbero farmi una statua d’oro. Poi bolla come inutile e patetica la decisione dei bassoliniani di riunirsi in un coordinamento autonomo all’interno del gruppo regionale.
Piuttosto, per le responsabilità del passato, qualcuno dovrebbe dar vita ad un’associazione di penitenti.
O stare zitto per i prossimi trenta anni, che è la durata del mutuo che la Campania deve pagare per i debiti della sanità.

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Roma

NAPOLI, I MODERATI SONO CONTRO BASSOLINO

Luglio 10, 2010 by admin · Comment
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Rassegna Stampa -

Di GlANMARIA ROBERTI-
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LA DISCUSSIONE

COMUNE/VINTO IL CONGRESSO PROVINCIALE, I POPOLARI PD ALZANO LA VOCE IN VISTA DEL RIMPASTO

Gli ex Dc chiedono un cambio di passo. Tuccillo: stop a scelte riconducibili all’ex governatore

II Partito mai nato, forse vede la luce a Napoli. Nella provincia delle tessere gonfiate e del commissario sempre dietro la porta. Dove all’epoca delle primarie costitutive, ancora ci si azzuffava tra urne contestate, mentre in ogni altra regione i risultati erano ufficiali da giorni. Un paradosso, ma proprio a Napoli. Segna la svolta, la vittoria dell’ex Dc Tremante al congresso provinciale.
La rivincita dei moderati Pd. Che ora si sentiranno un po’ meno negletti. Meno esposti ai “pogrom” degli ultimi tempi.
L’exploit dei popolari affossa la leggenda Bassolino. Che nel partito locale, lacerato da lotte intestine, conserva intatti carisma e potere. Ma stavolta, l’ex compagno governatore ha voluto fare il kamikaze:da solo contro tutti. E un comitato di liberazione napoletana, assai variopinto, ha incoronato Tremante. Spedendo a casa l’ex assessora bassoliniana Valeria Valente. Come due anni fa, quando il Cln del Pd fece eleggere l’ex ministro Nicolais, acerrimo rivale di “Don Antonio”.

Nicolais si dimise mesi dopo, a seguito di un drammatico confronto con la sindaca lervolino, all’epoca dello scandalo Global service. Un match passato alla storia per il colloquio registrato dalla sindaca, all’insaputa degli interlocutori.
L’armata anti-Bassolino si sfaldò rapidamente. Stavolta si riparte sotto nuovi auspici. Il primo: alzare la voce nel dibattito sul rimpasto in giunta. Rosetta deve sostituire la Valente e la Amaturo, che ha dato l’addio per dissapori con la sindaca sul concorso interno dei dipendenti.

I moderati puntano al riequilibrio dell’esecutivo. Che a detti di molti, è ancora un protettorato dell’ex governatore. Ma pongono anzitutto una questione di metodo.Mai fatto questione di riequilibrio di aree politiche-ribatte Domenico Tuccillo, vicesegretario regionale ed esponente dell’ala moderata Pd. La nostra richiesta va nel senso di rendere più efficiente l’azione dell’amministrazione comunale, senza che essa fosse vincolata a scelte che avessero un’ispirazione politica ben precisa, cioè riconducibili alla volontà di Bassolino. Ai popolari, ed alle altre componenti del partito, non à andata giù l’ultima raffica di nomine alle partecipate.

Una partita in cui l’ex governatore ha fatto la parte del leone.
La conta congressuale riporta a galla un problema anzitutto politico. Cioè, il ruolo nel Pd dei bassoliniani.
Che alla Regione, dove sono numericamente consistenti, hanno già costituito un coordinamento autonomo. Una minaccia di secessione che fa riemergere le croniche crepe interne.Al congresso, si era ravvisata da parte di tutti l’opportunità di arrivare ad una soluzione unitaria- spiega Tuccillo-, e rispetto a questo era stata avanzata dal segretario regionale Amendola la proposta del mio nome. Atteso che si dovesse trovare una figura di provenienza cattolico democratica.

Rispetto alla responsabilità assunta da Amendola, c’è stato questa indisponibilità da parte del’area Bassolino. La quale chiedeva che fosse offerto un nome diverso. Quindi è stata data la disponibilità di Tremante, ma anche qui non c’è stata accoglienza da parte dei bassoliniani. I quali peraltro non hanno neppure avanzato proposta diversa.L’ennesima snervante partita a scacchi. Ma chi viene dalla scuola Dc, impara a rispondere con soave indifferenza alle provocazioni.
Con quest’atteggiamento, il Pd di Napoli rischiava di rimanere ancora una volta prigioniero del tatticismo confuso e distruttivo di questa area politica-dice il vicesegretario regionale-. Che evidentemente è ancora prigioniera di una sindrome del potere perduto e fa fatica a contribuire ad avviare una fase nuova per il partito.
La candidatura Tremante ha rappresentato quindi alla fine la soluzione su cui c’è stata la convergenza di tutti, tranne che di questa parte del partito.
Dallo scontro frontale, Bassolino esce male.
Però si sbaglierebbe a darlo per morto.
Nel partito, gli hanno già scavato la fossa, in passato.
Ma lui è rimasto in piedi.
Magari ammaccato, ma vivo.
E allora, si fa strada il pragmatismo.
Ai moderati, non s’addice il motto non faremo prigionieri. E allora, dopo la mazzata ai bassoliniani, ecco la mano tesa. Non vedo perchè la Valente non possa fare la mia vice- afferma Tremante-. Sarebbe un bel segnale.
La politica è pur sempre l’arte del possibile. E talvolta dell’impossibile. Anche i rapporti tra il leader Idv Antonio Di Pietro e la sindaca volgono al bello, dopo anni di burrasca. L’Italia dei valori decise di astenersi sul voto al bilancio. E Rosetta incassò il risultato (per la verità, anche col decisivo apporto dell’Udeur, in un revival nostalgico dell’Unione).
Ora i dipietristi sono perfino pronti a tornare in maggioranza. Dalla quale mancano da 2 anni.
Ci sono da riempire due caselle in giunta, e l’Idv reclama spazio. In pole per l’incarico c’è il segretario cittadino Vincenzo Ruggiero, il cui posto al vertice del partito potrebbe essere ricoperto dall’ex assessore Luigi Imperlino, ritirato all’epoca dell’uscita dalla maggioranza.
Sono le sliding doors in salsa dipietrista. Ma sull’ennesimo lifting di giunta, adesso vanno ascoltati i popolari. La lervolino sfogli la margherita.

SALERNO:PROCESSO OSTAGLIO: PRESCRITTI I REATI PER DE LUCA E DE BIASE

Luglio 7, 2010 by admin · Comment
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Di Angela Cappetta

PROCESSO OSTAGLIO PRESCRITTI I REATI PER DE LUCA E DE BIASE

Analogo provvedimento per Guadagno e lentile.Processo Ostaglio:prescritti i reati per De Luca e De Biase

Erano stati condannati in primo grado

E’ stata una delle condizioni imprescindibili di Antonio Di Pietro per affiancare il simbolo di Idv al candidato sconfitto alle elezioni regionali:

Vincenzo De Luca mi ha garantito che rinuncerà alla prescrizione nel processo sul sito di stoccaggio di Ostaglio aveva dichiarato pubblicamente il leader dell’Italia dei Valori.

Invece, il sindaco di Salerno, accusato insieme al suo predecessore Mario De Biase di aver violato il divieto di sversare rifiuti urbani nel sito di stoccaggio, non ci ha rinunciato, tanto che ieri sera la Corte d’Appello di Salemo ha dichiarato la prescrizione del reato che lo ha tenuto a processo per poco più di sette anni.

La decisione è stata emessa dopo una camera di consiglio durata quasi otto ore, in cui i giudici, presieduti da Claudio Tringali, non hanno accertato l’esistenza di prove evidenti a discolpa degli imputati. Che avrebbero potuto portare i magistrati a pronunciarsi anche nel merito della vicenda con una sentenza di assoluzione.
Che, alla fine, non c’è stata.
L’inchiesta sullo sversamento illecito di rifiuti nella discarica parte alla fine del 2001, all’indomani dell’emergenza igienico-sanitaria sollevata dalle proteste dei residenti della zona, stanchi di convivere con odori nauseabondi.
Nel registro degli indagati finirono l’allora parlamentare Vincenzo De Luca, l’ex primo cittadino Mario De Biase, l’allora commissario prefettizio Giuseppe Cono Federico, l’ex vicesindaco Michele Guadagno e l’allora dirigente del settore Igiene Urbana del Comune di Salemo, Giuseppe lentile.
Contemporaneamente l’ex sostituto procuratore titolare dell’inchiesta Angelo Frattini ordinò il sequestro del sito.

Il processo comincia nel marzo 2003, quando a sedersi sul banco dei testimoni si alternano tecnici dell’Arpac e dell’Asl che avevano effettuato i vari sopralluoghi sul sito.

In aula testimoniano anche numerosi residenti della zona che, nel 2001, avevano protestato contro la discarica, riuscendo a creare il primo vero e proprio fronte del no al sito di accoglienza dei rifiuti. La sentenza di condanna in primo grado arriva il 25 giugno 2004. E’ il giudice del Tribunale di Salerno, Emiliana D’Ascoli, a condannare Vincenzo De Luca (difeso dall’avvocato Paolo Carbone) a quattro mesi e al pagamento di 12mila euro di ammenda e Mario De Biase (rappresentato dall’avvocato Alberto Surmonte) e l’ex commissario prefettizio Giuseppe Cono Federico a sei mesi e 16mila euro di ammenda.
Quattro mesi e 12mila euro furono comminati all’ex vicesindaco Michele Guadagno e tre mesi per l’alllora dirigente comunale Giuseppe lentile.

Vincenzo De Luca in tribunale per il doppio incarico.Il sindaco citato in giudizio da un elettore

Luglio 3, 2010 by admin · Comment
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rassegna stampa
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il mattino-
di Piera Carlomagno
NAPOLI (3 luglio) - L’udienza si è aperta alle 13. Davanti al tribunale civile di Napoli, relatrice Di Clemente, si sono presentati gli avvocati del sindaco di Salerno e consigliere regionale, capo dell’opposizione Vincenzo De Luca.

In discussione c’era l’incompatibilità tra i due ruoli, denunciata da un cittadino qualunque - quisque de populo - una sorta di azione popolare che mette la questione dell’incompatibilità anche sul piano giurisdizionale, radicandola in un meccanismo lungo tipico dei contenziosi elettorali. Il cittadino qualunque si chiama Massimo Di Palma ed è iscritto nelle liste elettorali di Nocera Inferiore.

L’onorevole Fulvio Bonavitacola e l’amministratrivista Antonio Brancaccio hanno segnato immediatamente un punto a favore di De Luca, sollevando un’eccezione di vizio procedurale: la mancata notifica al Consiglio regionale. Così gli avvocati hanno ottenuto un rinvio del dibattimento al 24 settembre. E i tempi si allungano ulteriormente. Ma non finisce qui: c’è un altro ricorso, presentato da un altro cittadino, e un altro processo, uguale, davanti al tribunale civile, si discuterà il 16 luglio.

Ovviamente vale la prima sentenza del giudice e si passa al grado successivo del processo giudiziario. Dopo la richiesta degli avvocati Bonavitacola e Brancaccio, i magistrati si sono chiusi in camera di consiglio intorno alle 15 e ne sono usciti due ore dopo. Il rinvio arriva al 24 settembre perchè prevede i dieci giorni della notifica, i dieci giorni del deposito degli atti e poi la feriale che sposta tutto a dopo l’estate. Resta da vedere se, al contrario, il 16 luglio, il ricorso potrà essere immediatamente esaminato. Il fatto che il sindaco affronti il procedimento giudiziario è chiaro segno che De Luca non vuole arrendersi facilmente al diktat della norma sull’incompatibilità.

E se il passo indietro appare inevitabile, De Luca tenterà di compierlo il più tardi possibile facendo coincidere con le elezioni amministrative di Salerno la permanenza nel ruolo di consigliere comunale. Insomma De Luca non molla. Tornando al procedimento civile, il tribunale dovrà esaminare tutte le cause di incompatibilità che si sono verificate in Consiglio regionale.

Nonostante sia dimissionario dal 28 maggio, resta in piedi il problema per Luigi Cobellis, ex sindaco di Vallo della Lucania, per cui c’è stato lo stesso rinvio al 24 settembre. «Clamorosa e sorprendente» - come l’ha definita Bonavitacola - è stata invece la rinuncia, arrivata ieri pomeriggio in aula, al ricorso presentato nei confronti di Giovanni Fortunato, sindaco di Santa Marina. In tutto erano dodici i ricorsi presentati. All’indomani dell’insediamento, fu Stefano Caldoro a fare il primo passo. Rimasero altri undici consiglieri regionali a dover optare per la nuova o la vecchia carica.

Il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, inviò una nota agli interessati in cui esprimeva l’invito a fare chiarezza quanto prima sulla scelta: «L’incompatibilità - scriveva - potrà essere fatta valere, pena la decadenza dalla carica di consigliere se manca l’opzione entro i termini previsti dalla legge, anche da qualunque cittadino residente in Campania».

MARIO BOLOGNA NON SI TOCCA….

Luglio 1, 2010 by admin · Comment
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rassegna stampa
Oddati: Caldoro, non puoi mandare via Bologna
giovedì, luglio 1, 2010
di Paolo Cuozzo da il Corriere del Mezzogiorno

«La lettera di Caldoro mi è arrivata. C’è scritto che dobbiamo recedere tutti i contratti di collaborazione. Ma credo che si tratti di un errore: Caldoro non ha infatti la titolarità per dirci questo perché lui non può decidere come se la Regione avesse la maggioranza della Fondazione». A parlare, senza giri di parole, è Nicola Oddati, presidente della Fondazione Forum delle Culture e assessore comunale «che — sottolinea — solo il 29 giugno alle 14.30», s’è visto notificare la lettera del governatore con la quale gli veniva chiesto di revocare tutti gli incarichi fatti dal 31 maggio 2009 in poi entro il 30 giugno. Oddati però ribatte: «La lettera fa riferimento all’articolo 14 del decreto 78, che si rivolge ai presidenti di enti e fondazioni nelle quali però la Regione ha il controllo. E non è questo il caso». Quindi, la Regione si sbaglia? «La Regione, come il Comune, ha investito 150 mila euro. Perciò siamo alla pari, soci al 50 per cento. Dunque, come possono imporci il da farsi? Possono però andarsene, certo».

Che fa, li caccia?

«Ci mancherebbe. Ma certo possono recedere dalla partecipazione nella Fondazione. Mi spiacerebbe, ma possono farlo. Non possono però dire che sforano il patto di stabilità per noi, perché soldi non ne hanno cacciati». Niente? «Ripeto: solo i 150 mila euro. Ma come noi. Che però ne abbiamo appostati in bilancio altri 500 mila. Tutt’altro discorso per i fondi europei, che invece sono destinati all’evento, che è però sono cosa diversa dalla Fondazione. Ecco perché credo si tratti di un errore». O di un caso. «Sarà. Anche perché avevo sentito parlare prima di revoca delle nomine, poi di revoca della revoca».

Ma alla Fondazione quanti consulenti avete?

«Uno: Mario Bologna. Che Caldoro ci chiede di revocare. Ma si sbaglia. Perché non lo paga lui. Avesse almeno messo i soldi…».

Allora la vicenda è politica o economica?

«E’ politica. Perché la Regione ancora non ci dice che vuole fare col Forum.

Vuole esserci? Bene. Ci sediamo e parliamo di tutto. Anche delle nomine. Vuole andar via? Pazienza. Se non ce la faremo a farlo solo noi del Comune il Forum, non lo faremo».

Come si esce da questa situazione?

«Non lo so. Ma certo non scatenando una guerra di carte bollate».

Forse il neogovernatore non si sente rappresentato da ex fedelissimi di Bassolino, nominati pochi giorni prima della sua elezione?

«Ma non è pensabile procedere a punizioni postume. Certo, lui ha il diritto di nominare persone di livello nella gestione del Forum, ma occorre parlarne. E noi siamo prontissimi a farlo. Non possiamo però tendere la mano a chi intende tagliarcela».

Relax - Buddhist Meditation Music - Zen Garden - Kokin Gumi

Giugno 29, 2010 by admin · Comment
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Karunesh - Secrets Of Life

Giugno 24, 2010 by admin · Comment
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LUCIANO SCHIFONE:FIAT; POMIGLIANO:L’ACCORDO VA RATIFICATO

Giugno 21, 2010 by admin · Comment
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NAPOLI, 21 GIU -
“L’accordo va ratificato per dare una prospettiva di sviluppo industriale alla Regione Campania”.
E’ quanto ha detto il consigliere regionale della Campania, Luciano Schifone, delegato a seguire le attività produttive, nel corso del dibattito al Consiglio regionale della Campania, convocato per discutere del futuro dello stabilimento Fiat di Pomigliano.
“E’ la prima volta che ci troviamo dinanzi ad una sfida internazionale, frutto della globalizzazione”, ha detto ancora Schifone ricordando che si tratta di portare in Italia una produzione, al momento, localizzata in un altro Paese europeo.
Per Schifone l’accordo, dunque, va approvato e la “Regione si deve impegnare ad accompagnare le iniziative di sviluppo. Diversamente la Campania finirebbe per essere tagliata fuori da ogni strategia industriale”.
fonte
ANSA

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