De Simone: Piedigrotta è un evento morto e putrefatto imposto solo dal potere politico

Settembre 6, 2009 by admin · Comment
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Che c´entra Elton John con la Madonna? Sono scomparsi i reali valori: gli organizzatori si rileggano Doria e Rea

RASSEGNA STAMPA

di Gianni Valentino da la Repubblica Napoli

Mi chiedo a chi serve questa Piedigrotta. È un cadavere putrefatto, un relitto donato alla gente come fosse chissà quale tesoro secolare e invece è soltanto imposta dall´alto, dalla volontà del potere politico. Assessori e presidenti vari adoperano la festa come in passato fecero Garibaldi, i Borbone e, in anni più recenti, Achille Lauro. Qui si tratta di populismo puro

Va giù duro il maestro Roberto De Simone parlando della terza edizione di Piedigrotta. Resuscitata tre anni fa dopo un´assenza lunga cinquant´anni, stavolta la manifestazione è pronta a ospitare, tra gli altri, Geraldine Chaplin, Elton John e John Turturro. Non ditemi che questi personaggi abbiano qualche relazione tradizionale con la Piedigrotta – ribadisce De Simone – . Questi artisti paradossalmente, inconsapevolmente, partecipano al degrado culturale della città di Napoli. Che gli organizzatori rileggano quanto hanno scritto Domenico Rea e Gino Doria su questa celebrazione. Anzi, mi piacerebbe domandare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha vissuto il periodo storico di metà Novecento, o anche allo scrittore Raffaele La Capria, al regista Francesco Rosi, che cosa pensano di una Piedigrotta gestita in questa maniera

Lei non ha ricevuto mai una proposta in merito alla Piedigrotta? C´è chi potrebbe pensare: si è sentito escluso.
Per l´amor di Dio. Permetta, ma è volgare solo pensarlo. Avrei detto no se mi avessero cercato per un progetto. Sono amareggiato come napoletano colto perché anno dopo anno vedo davanti a noi un baratro sempre più profondo. Parliamo di una manifestazione putrefatta, di un cadavere rispolverato solo per spendere soldi pubblici

Non le pare che in questa città talvolta si tenda a demolire eventi spettacolari?
Ma per carità: se volessi vedere un concerto di Elton John andrei a Londra, non lo cercherei mica in piazza Plebiscito. Cosa c´entra con il culto della Madonna? Questa festa, come tutte le feste popolari, nasce da un culto religioso. Una volta era importante la visita al Santuario, la veglia alla Vergine del 7 settembre. Le persone si radunavano da tutti i quartieri con una partecipazione collettiva e spontanea, come avviene ancora ai Gigli di Nola. Come accade alla Madonna dell´Arco. L´attuale Piedigrotta non ha alcun aggancio con i reali valori che l´hanno generata. Aggiungo: il potere politico ha rimesso in piedi una cosa che già al tempo di Lauro testimoniava un degrado spaventoso. Ma i politici di oggi stanno facendo addirittura peggio di Lauro

Cosa manca alla Piedigrotta?
L´autenticità. Io non sono né di destra né di sinistra. Mi vanto di essere una persona libera e non sopporto le imposizioni del potere. Per non parlare delle pagine trionfalistiche pubblicate dalla stampa. Ristabiliamo un po´ di equilibrio. Tanto per iniziare, si potrebbe insegnare ai giovani l´essenza della festa, conservata tutt´oggi soltanto dai pescatori di Mergellina, devoti alla Madonna. Se poi vogliono illuderci che con quattro spettacoli Napoli ritroverà il suo benessere autorappresentativo, allora la presa in giro è totale. Sopravviviamo in una città dove la sera si ha paura persino di passeggiare per le strade. La criminalità imperversa in maniera incontrollata, la disoccupazione aumenta ogni giorno di più, la scuola è abbandonata a se stessa. Con questi guai i politici pensano a comprare e vendere artisti per un evento morto e putrefatto

Quale soluzione prospetta allora?
Questo non so dirlo. Non so proprio se abbia senso insistere su una manifestazione che già nel dopoguerra aveva esaurito le sue potenzialità. Ricordo che nel 1945 ci fu una vera ripresa, ma fu un´eccezione, credo. La gente voleva vivere la festa in strada, i militari americani accesero le lampadine delle loro camionette lungo via Toledo, e fu bellissimo. Il giornale Il Risorgimento pubblicò una pagina intera su questo stupefacente avvenimento. Non c´era nessun apparato spettacolare, nessuna sfilata di carri allegorici. Fu realmente un momento spontaneo della collettività e la Piedigrotta riuscì. Oggi sapere che in undici giorni di programmazione si susseguono appuntamenti scollati dal senso culturale mi provoca una grande tristezza. Oltretutto ai tempi di Lauro c´era un comitato direttivo. Adesso hanno eliminato anche questo e decidono tutto dall´alto. Non so se le istituzioni pensano di fare campagna elettorale con simili eventi, ma so che si spende a vanvera una marea di soldi pubblici

 

 

 

Cibo, eros e violenza - La dittatura dei desideri di Remo Bodei

Settembre 5, 2009 by admin · Comment
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rassegna stampa -fonte corriere della sera-

Tendenze Una società in cui è necessario consumare sempre di più

Senza limiti: così gli eccessi sono diventati di massa

Sul muro esterno del tempio di Apollo a Delfi, accanto al più famoso motto «Conosci te stesso», campeggiava la scritta «Niente di troppo». In essa si condensa il nucleo della religione, della morale e perfino dell’estetica classica, tutte basate sulla misura e sulla conseguente condanna della violazione dei limiti (ybris, tracotanza o sregolatezza). L’etica aristotelica è l’espressione più elaborata di questo criterio, il ponte principale attraverso cui il modello antico è giunto nell’Occidente medioevale e rinascimentale, plasmando la nostra mentalità e i nostri costumi. Che la virtù stia nel mezzo, che coincida con morigeratezza, non significa tuttavia che gli estremi, per difetto o per eccesso, si elidano reciprocamente: la liberalità non costituisce la media aritmetica tra l’avarizia e la prodigalità, ma la vetta che le squalifica entrambe.

Il prevalere dell’etica della misura non ha, nel passato, ovviamente impedito ai comportamenti effettivi di allontanarsi dagli ideali o agli eccessi di ogni genere di prosperare. Questi erano consentiti non solo ai potenti, ma, come valvola di sfogo, anche ai ceti popolari durante particolari festività, ad esempio nei riti bacchici o nei Saturnali. Noi oggi non abbiamo il monopolio degli eccessi: essi sono, semmai, diventati di massa e praticati in tutti i giorni dell’anno. È come se la diga che aveva trattenuto e bloccato l’impeto dei desideri si fosse gradualmente incrinata e poi rotta. Tramonta così la morigeratezza che aveva insegnato ad abbassare la soglia delle pretese degli individui piuttosto che ad alzare quella delle loro attese. Le società tradizionali possedevano, infatti, strumenti abbastanza efficaci sia per compensare gli uomini degli svantaggi della loro condizione, sia per giustificare le gerarchie sociali. L’accettazione dei limiti e delle privazioni della vita trovava di norma il proprio risarcimento nella prospettiva religiosa di una ricompensa in cielo.

L’impetuoso sviluppo economico in molte parti del mondo, dovuto all’introduzione delle macchine, la spinta ai consumi per far funzionare il sistema produttivo e la nascita delle società democratico-egualitarie moderne hanno invece aperto una falla in questo dispositivo di inibizione delle aspettative, collaudato da millenni. La condotta di miliardi di uomini ne è stata profondamente modificata. Con la fine virtuale, per molti, della scarsità di alcune risorse fondamentali e con l’aspirazione degli esclusi a conseguire vantaggi simili, i desideri prima compressi, sublimati o denigrati si sono in parte liberati dalle precedenti catene e sono scattati, come una molla compressa, verso la loro «smisurata» soddisfazione. Il consumo esteso di beni visibili e invisibili — da sempre appannaggio di élite ristrette — e la loro relativa abbondanza a costi generalmente affrontabili, hanno modificato la composizione e l’orientamento dei desideri e ampliato, anche sul piano dell’immaginario, il ventaglio dei possibili. Nella ricerca di una «vita esagerata» da consumare, non si punta alla semplice soddisfazione dei desideri, ma alla loro moltiplicazione, a renderli più intensi e, se possibile, più vari. Nelle nostre culture tale tendenza si mostra in maniera evidente nel campo del cibo e del sesso. Sintomatica, nel primo caso, è la petizione al Papa, nel 2003, dei cuochi francesi affinché facesse togliere la gola dall’elenco dei peccati capitali.

L’attuale ipersoddisfazione dei bisogni alimentari ha fatto dei piaceri della tavola, oltre che un elemento di cultura, un fattore di compensazione per lo stress quotidiano e uno dei più favoriti argomenti di conversazione. Non sempre cibo e bevande rappresentano occasioni di gioia. L’eccesso, in un senso o nell’altro, provoca obesità, anoressia, bulimia, danni all’organismo e confusione tra qualità e quantità, che induce a fare il pieno per sentirsi appagati o storditi. Nella sfera sessuale l’uso dei contraccettivi, separando il piacere dalla riproduzione e riducendo al minimo la paura di gravidanze indesiderate, rende donne e uomini più propensi alle avventure, alle trasgressioni e all’eros fine a se stesso, in comportamenti fortemente biasimati dalla morale ereditata e dalle chiese non solo cristiane. Del resto, nella nostra immaginazione i desideri sono inestinguibili e appaiono sempre eccessivi rispetto all’oggetto destinato a soddisfarli. I filosofi che hanno riflettuto a lungo su questo fenomeno lo hanno legato, come Agostino, alla «paura di perdere», all’incessante bisogno di desiderare per non essere delusi da soddisfazioni inferiori alle attese o, come Hobbes, alla intrinseca insaziabilità degli appetiti dell’uomo, animale «famelico anche della fame futura».

Pare, inoltre, che Kant abbia rivolto queste parole allo storico russo Karamzin: «Date a un uomo tutto quello che desidera e nonostante ciò, proprio in questo istante, egli sentirà che tutto non è tutto». Anche Freud, nel saggio Coloro che soccombono al successo, si era posto un problema analogo in relazione a quanti — dopo aver raggiunto la meta cui aspiravano con tutta l’anima, pur non credendo di poterla mai conseguire — provano soltanto scontentezza. È come se, avendo ottenuto lo scopo, si chiedessero sconsolatamente: «È tutto qui?». Adam Phillips, uno psicoanalista specializzato nel trattamento dei bambini, ha studiato, in altra prospettiva, la dinamica degli eccessi, legandola sostanzialmente alla paura e alla mancata capacità di governare le frustrazioni. In un libro recente, scritto in collaborazione con la storica Barbara Taylor (On Kindness, Penguin 2009) ha anche mostrato come la gentilezza sia anch’essa una forma di misura, temperata da un ingrediente di virtuoso eccesso, di benevolenza verso gli altri come quella del Buon Samaritano. Paradossalmente, chi vince alla lotteria è talvolta infelice, perché il desiderare è più importante dell’ottenere, in quanto non è la realtà a deluderci, bensì le nostre eccessive fantasie, che una maggiore attenzione agli altri potrebbe moderare e, almeno in parte, appagare. Ma chi è capace di convincere di questo quanti inseguono il miraggio di una strepitosa vincita alla lotteria, di una ricchezza infinita in grado di soddisfare i propri, personali desideri infiniti?

Remo Bodei

La Rosa Bianca Sophie Scholl

Agosto 18, 2009 by admin · Comment
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LUCI DELLA RIBALTA…IL CAPOLAVORO….

Agosto 6, 2009 by admin · Comment
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DON PEPPINO DIANA RIVIVE A MIANO IN UNO SPETTACOLO TEATRALE

Giugno 28, 2009 by admin · Comment
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Di Domenico Pizzuti

In una calda serata di giugno nel patio del Convento “Madonna dell’Arco” dei Padri Francescani di Miano, affollato da giovani e famiglie, ad opera del gruppo teatrale “Se il seme non muore” di Casoria rivive in una piece teatrale originale ad opera di una suora e di una giovane del gruppo la figura e la testimonianza di don Peppino Diana nella lotta contro la camorra non spenta dalla sua eliminazione sanguinosa ma anche da una coltre di silenzio. Al di là di un evento teatrale per certi aspetti inusitato per ambienti di sagrestia, ma non per i presenti che hanno a più riprese applaudito, è interessante il percorso che ha portato un gruppo di giovani alla riscoperta dopo quindici anni dalla morte di questo prete martire ed alla ripresentazione teatrale efficace della sua testimonianza e del suo messaggio.
Circa otto mesi fa questo gruppo di giovani, in una manifestazione a sostegno di Roberto Saviano minacciato di morte dalla camorra, ebbe occasione di leggere tutto d’un fiato nella sede del Convento dei Padri francescani di Miano il libro “Gomorra” e di conoscere la vicenda di don Peppino narrata in un capitolo del libro. <>.
In seguito a questa scoperta, i giovani si misero alla ricerca di informazioni sulla sua vita, i suoi studi, i suoi amici, la sua famiglia, venendo a contatto di diverse associazioni che mantengono vivo il ricordo di don Peppino. Più raccoglievano informazioni, più cresceva il desiderio di non dimenticare, di fare qualcosa per far conoscere don Peppino anche ad altri. Dal fervore di questa scoperta e ricerca è derivato il copione teatrale “Dio che parte sta!!!” che è stato rappresentato. Non si è tratta di una commedia a lieto fine, ma di una storia messa in scena da giovani. La storia di un uomo che per amore del suo popolo e della sua terra non ha saputo tacere di fronte a soprusi di gente senza scrupoli. Ne è testimone anche il documento “Per amore del mio popolo” , diffuso nel natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da don Peppino Diana e dai parroci della forania, che contribuì alla sua uccisione nella sagrestia di una chiesa come nell’ “Assassinio nella cattedrale” di Th. Eliot.
Anche dall’ entroterra napoletano può venire qualcosa di buono, quando si scoprono testimoni credibili della parola in un mondo di violenza e soprusi, perché come a chiare lettere era affermato nel citato documento:<> che certo non basta esorcizzare con libri e performance teatrali.


Morto Dahrendorf, filosofo e liberale

Giugno 19, 2009 by admin · Comment
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Tra gli anni Sessanta e settanta è stato parlamentare tedesco e commissario Ue
Tedesco, dopo aver ottenuto la cittadinanza britannica era stato nominato Lord dalla regina Elisabetta

- È morto Ralf Dahrendorf, uno dei maggiori filosofi contemporanei. Era nato ad Amburgo il primo maggio del 1929. LO ha confermato la Laterza, casa editrice dei suoi libri in Italia. Dal 1988 era cittadino britannico e nel 1993 fu nominato lord a vita dalla regina Elisabetta II. Aveva 80 anni.

L’ESPERIENZA POLITICA - Dahrendorf aveva studiato filosofia, filologia classica e sociologia ad Amburgo e Londra tra il 1947 e il 1952. È stato professore di sociologia ad Amburgo, Tubinga e Costanza dal 1958. Dal 1969 al 1970 è stato membro del parlamento tedesco per il Freie Demokratische Partei, i liberali tedeschi, e Segretario di stato nel ministero degli esteri tedesco. Nel 1970 è entrato a far parte della Commissione europea a Bruxelles.

LA NOMINA A LORD - Dal 1974 al 1984 è stato direttore della London School of Economics e dal 1987 al 1997 Warden, amministratore delegato, del St. Antony College all’Università di Oxford. Era cittadino britannico dal 1988 e nel 1993 fu nominato Lord a vita dalla regina Elisabetta II con il titolo di Baron Dahrendorf of Clare Market in the City of Westminster. Attualmente insegnava Teoria politica e sociale presso il Wissenschaftzentrum fur Sozialforschung di Berlino. I filoni della sua analisi sono stati essenzialmente due: le teorie della società e i fattori del conflitto.

fonte corriere della sera

un commento di enzo Bettiza :www.mondocattoliconapoli.it

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