Non gettiamo questa vita di Anna Maria Gargiulo
Enormi sono i sacrifici in termini di personale e di risorse economiche che gli istituti UNEBA, e non solo, stanno sostenendo per non chiudere le attività, per non rimettere in strada migliaia di minori a rischio, per non togliere lavoro e dignità a migliaia di operatori sociali che lavorano, aiutando i più deboli di questa città.
Siamo in attesa di conoscere dall’assessorato come superare quest’impasse che ci tiene sulla corda da anni.
Nel frattempo, ci permettiamo di suggerire un piccolo provvedimento tampone che certo non risolve, ma che, almeno per le case albergo per anziani, può dare un minimo di respiro.
Basterebbe eliminare l’ingiusta pratica attualmente in essere di incamerare da parte del Comune una quota della pensione dell’anziano ospite come compartecipazione alla retta: visto che il Comune paga dopo oltre tre anni questa retta, mentre incassa mese per mese la quota dall’anziano, si dovrebbe consentire di far incassare agli Istituti questa quota, mese per mese, e sottrarla poi dal contributo del Comune quando finalmente verrà l’ora di erogarlo.
In tal modo, gli Istituti avrebbero un minimo di entrata certa con la quale comprare gli alimenti, qualche stipendio, riducendo un po’, almeno, i costi enormi che si affrontano nel pagare gli interessi alle banche per i mutui che si stanno contraendo.
Si tratterebbe solo di un piccolo segnale, che al Comune non costa nulla, mentre per molte case per anziani potrebbe essere un aiuto e incoraggiare a non chiudere.
LE DUE NAPOLI Scritti di Domenico Pizzuti Un gesuita sociologo - UN ANNO DOPO
UNEBA NAPOLI - Semiconvitto Fondazione Famiglia di Maria - Riapre solo per un dovere ai minori -
Il contributo degli istituti religiosi alla costituzione del welfare italiano
Sabato 25 febbraio alle 10 presso la sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma viene presentato lo studio “Per carità e per giustizia – Il contributo degli istituti religiosi alla costituzione del welfare italiano”, promosso da Cism, Usmi e Fondazione Zancan in collaborazione con la Fondazione Roma Terzo Settore.
Qui il programma e le indicazioni per la giornata, cui parteciperanno anche il cardinale Tarcisio Bertone segretario di stato di Benedetto XVI, il vescovo di Città di Castello mons.Domenico Cancian per la Cei e il neo direttore di Caritas Italiana mons.Francesco Soddu. Devono confermare la presenza i ministri Andrea Riccardi ed Elsa Fornero.
Ad illustrare “Per carità e per giustizia” saranno Emanuele Rossi dell’Istituto superiore Sant’Anna di Pisa, componente dell’Agenzia per le onlus, e mons.Giuseppe Pasini, presidente della Fondazione Zancan.
Lo studio è fuori commercio, sarà consegnato ai presenti sabato 25 febbraio.
L’Uneba – commentano il presidente nazionale Maurizio Giordano e il commissario regionale del Lazio Alessandro Baccelli -, che ha partecipato sia direttamente che indirettamente, in collaborazione con l’Area della Solidarietà CISM-USMI ed il Comitato di coordinamento, ai lavori, a partire dalla Rilevazione del 2009, che abbiamo presentato al convegno di Assisi “Il Vangelo nelle opere di carità e nelle attività sociali dei Religiosi in Italia”, richiama l’attenzione di tutti gli operatori su questo importante appuntamento: non per una celebrazione auto elogiativa, ma per trarne le conseguenze per il futuro. Soprattutto per continuare a lavorare insieme, evitando le dispersioni del passato e coordinando, nel rispetto delle autonomie di enti ed organismi, le diverse iniziative sul piano culturale, propositivo, organizzativo, gestionale. Dal canto nostro, assicuriamo la piena disponibilità sia a livello nazionale che regionale e locale”.
di UNEBA-NAPOLI:QUALE WELFARE TERRITORIALE? I Centri socio educativi di Napoli.
-Una lunga storia poco conosciuta di accoglienza e cura dei minori più poveri e svantaggiati-
Gli Istituti che ospitano i Centri socio educativi realizzano il servizio di semiconvitto; hanno, in molti casi, una tradizione secolare di accoglienza e cura dei bambini e ragazzi più poveri ed emarginati.
Ancor più nella grande Napoli, da sempre capitale delle contraddizioni: bellissima e poverissima, patria di famosi scienziati e nobili, così come di ignoranti senza pari e lazzaroni senz’arte né parte.
I poveri, i lazzaroni e “i figli della Madonna” hanno sempre abbondato e riempito le strade sporche e luride dei vicoli e dei quartieri.
Nell’immediato secondo dopoguerra, il problema dell’infanzia abbandonata riemerse in maniera drammatica e diventò una tra le questioni sociali più urgenti e delicate nel tentativo di ricostruzione che vedeva impegnata non solo l’Italia, ma l’Europa intera, devastata da guerra e bombardamenti; una questione quella dei bambini orfani a cui molti ordini religiosi, in particolari quelli femminili, diedero una risposta forte ed immediata con la creazione di tanti Istituti a Napoli e provincia, per accogliere nelle proprie Scuole Materne, Elementari, Medie Inferiori, Scuole Magistrali, Centri di Formazione Professionale migliaia di ragazzi che, dall’oscuro mondo dell’infanzia negata e violata, passavano a quello dell’infanzia protetta, grazie al duttile discernimento dei religiosi e dei loro collaboratori laici che furono sempre capaci di adeguarsi alle necessità dei tempi.
Molti di questi Istituti, nei decenni successivi, sono divenuti sedi di prestigiose scuole all’avanguardia per i loro tempi (Scuola Marittima Professionale, Scuola Odontotecnica (la prima in Campania), Scuola tipografica); di Centri di Formazione Professionale per i settori dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato per dare risposte concrete alle necessità educative, culturali e formative dei giovani assistiti.
Sono stati migliaia i giovani che hanno mosso i primi passi del loro corso di studi, partendo dalla Scuola Materna alle Superiori, alla formazione professionale che si sono completamente formati presso gli Istituti
Oggi, nonostante le grosse difficoltà che hanno imposto modifiche ed adeguamenti normativi, è sempre vivo l’ideale che mosse i Fondatori di tanti Istituti per la realizzazione della formazione integrale dell’alunno, nel pieno rispetto ed in armonia con i principi della Costituzione Italiana.
Lo stesso spirito evangelico continua ad animare religiosi e collaboratori laici, per meglio attuare il servizio in un mondo caratterizzato da una molteplicità di istanze e sollecitazioni nuove e complesse.
Il Territorio sul quale operano gli Istituti
Malgrado l’evolversi dei tempi e della società, specialmente in alcune realtà come quella di Napoli e provincia, alcune situazioni di povertà e disperazione non si sono estinte, sono diminuite nella quantità, ma restano comunque scandalosamente grandi i numeri di famiglie multiproblematiche, estremamente deprivate, sia da un punto di vista economico, sia culturale.
I Centri socio educativi diurrni accolgono i minori provenienti da queste famiglie, dai quartieri più difficili della città.
Questi contesti presentano le caratteristiche delle periferie urbane più degradate: economia depressa; un livello altissimo di disoccupazione che supera il 40% (quasi la metà della popolazione attiva); una fortissima presenza della criminalità organizzata (un vero e proprio esercito, secondo le stime dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia); devianza giovanile; carenza di centri di socializzazione giovanile.
In questi territori è bassissimo il grado di istruzione (appena il 4% di laureati contro il 10% della media cittadina, solo il 17% di diplomati contro il 24% della media cittadina). Molto alto è anche il livello di dispersione scolastica.
(fonte: Comune di Napoli, Profilo di Comunità 2006).
Le famiglie sono estremamente deprivate, sia da un punto di vista economico che culturale, con punte di analfabetismo altissimo tra gli adulti e l’uso frequente, se non esclusivo del dialetto, con la conseguente utilizzazione di un codice linguistico ristretto.
I nostri ragazzi si trovano a relazionarsi con adulti assenti, oppure profondamente sprovvisti di strumenti per trasferire ai propri figli un sistema di valori stabili, perché non li hanno a loro volta, o perché troppo presi a contrastare il disagio della precarietà e dell’instabilità in cui vivono.
Nella fascia 6/11 anni si rilevano tantissimi casi di demotivazione, scarso interesse per la scuola, ritmi lenti di apprendimento che, se non costituiscono sempre la causa della dispersione scolastica, ne sono sicuramente un sintomo.
In molti vivono anche problemi di salute fisica o psichica.
L’assenza di centri culturali e di sana socializzazione fa sì che i minori trascorrano il loro tempo libero essenzialmente per strada dove incontrano spesso persone e realtà a rischio o devianti.
In aiuto dei bambini più bisognosi
Il servizio del Centro, dunque, è svolto in favore delle famiglie bisognose che per ragioni ambientali, socio-economiche ed altro non riescono in pieno a provvedere alla educazione, istruzione e formazione dei propri figli.
Le risposte ai bisogni di queste famiglie si sono adeguate ai tempi e diversificate.
Il Centro socio educativo, chiamato anche semiconvitto, segue questa evoluzione e all’opera caritatevole dei religiosi e dei volontari ha affiancato nel tempo quella di tanti operatori qualificati, di educatori professionali, di psicologi, assistenti sociali…
I semiconvitti, radicati nei quartieri, nei vicoli della città, restano un punto di riferimento fondamentale per le famiglie, specialmente quelle più colpite dalle difficoltà;restano luoghi e persone di provata fiducia e competenza cui affidare per buona parte della giornata bambini che altrimenti resterebbero soli, o, peggio, in balia della strada e delle facili lusinghe di adulti senza scrupoli che, proprio a Napoli e provincia, abbondano e costituiscono un vero e proprio esercito numerosissimo di delinquenti.
E restano, i semiconvitti, il punto di riferimento importante dei servizi sociali alle porte dei quali bussano le tante famiglie deprivate.
Luoghi sereni per crescere e maturare
Presso i Centro socio educativi questi ragazzi trovano punti di riferimento, adulti accoglienti, capaci e competenti che li ascoltano e che indicano loro i valori veri della vita, alternative ai modelli di vita “sballata” o sbandata che i cattivi maestri della televisione o della camorra veicolano con tanta facilità.
Presso i semiconvitti, i ragazzi trovano luoghi dove vivere, per buona parte della giornata (lì dove c’è la scuola interna si comincia alle ore 8.00), la loro infanzia o adolescenza in serenità, senza tensioni, studiando, sperimentandosi, giocando, costruendo amicizie, imparando ad avere fiducia in se stessi e negli altri.
Quasi tutti i semiconvittori sono scelti dai servizi pubblici, e tutti hanno “certificata” una situazione drammatica di disagio personale e/o familiare.
Gli assistenti sociali del Comune di Napoli e di altri comuni limitrofi sanno bene quanti bambini sono stati curati nel corpo e nell’anima con l’intervento congiunto comune-semiconvitti.
Tantissimi vengono “soccorsi” nei loro bisogni morali e materiali, da quelli elementari dell’igiene, a quelli più seri e preoccupanti della salute, scoprendo e intervenendo su problematiche che altrimenti sarebbero state ignorate o trascurate da familiari poco attenti o superficiali.
Sono migliaia e migliaia le giovani vite seguite e curate dai religiosi e dal personale laico degli Istituti che svolgono attività di semiconvitto.
In tanti casi, si sono raggiunti risultati notevoli e immediatamente visibili: il bambino con ritardo negli apprendimenti che, seguito e curato con passione e professionalità, rifiorisce e recupera; la bambina senza papà, trascurata dalla madre, con diagnosi ospedaliera sbagliata, salvata da morte certa grazie all’ostinazione di educatori di semiconvitto e assistente sociale del comune, insieme;
i tantissimi bambini guidati a controllare gli sfinteri con la pazienza e l’attenzione che non trovano a casa; i tanti bambini guidati a giocare pacificamente con gli altri, mettendo da parte non solo le logiche prepotenti degli adulti camorristi che frequentano, ma anche le armi che a volte questi adulti regalano o lasciano usare.
Per tutti gli altri si fa un’opera di prevenzione contro ulteriori disagi, svantaggi, comportamenti devianti che già caratterizzano la vita di questi ragazzi, una prevenzione difficile da misurare, ma sicuramente indispensabile in questa città così a rischio.
L’investimento economico del Comune è invariato da decenni, pur avendo preteso, al contrario, sempre più garanzie procedurali, organizzative, strutturali….
E resta un investimento costo/utente molto più contenuto rispetto ad altri tipi di servizi, proprio perché si può contare su una disponibilità e sensibilità storica degli enti coinvolti, che impiegano strutture proprie, personale religioso e volontari che rinunciano ai compensi, lavoratori motivati che sanno aspettare i ritardi dei pagamenti dovuti alla pubblica amministrazione.
E può contare, la pubblica amministrazione, su una pazienza infinita e ormai abusata di aspettare oltre tre anni l’erogazione dei contributi previsti da parte del Comune e di anticipo, quindi, abnorme e ormai non più sostenibile, di tutte le spes
DICHIARAZIONE DI P. DOMENICO PIZZUTI:Occuparsi di Scampia e non di promuovere eventi mediatici o passeggiate
La notizia di un presunto coprifuoco da parte della camorra locale ed una bomba artigianale per liberare un basso appetito per i traffici di un gruppo della criminalità organizzata, ha prodotto in pochi giorni mobilitazioni mediatiche sulla piazza Giovanni Paolo II e passeggiate questa sera per il quartiere senza alcuna preventiva legittimazione di iniziative concrete a favore del quartiere.
Scampia non è un luogo per processioni o passeggiate, cioè per passarelle di personaggi di qualsiasi affiliazione politica e sociale che cavalcano il disagio reale o immaginario. Forse si addice di più il silenzio operoso di chi lavora da anni in iniziative ben conosciute e accreditate di animazione sociale, sportiva e culturale in risposta a bisogni di giovani, donne, disoccupati, immigrati e rom, che non indice passeggiate serali se non domenica 19 febbraio il 30° Carnevale del Gridas per le strade del quartiere.
OCCUPARSI di e per Scampia è la parola d’ordine, o meglio affiancare le attività in corso per la crescita culturale e soprattutto per l’avviamento al lavoro delle giovani generazioni ed offrire pari opportunità alle donne. In fondo Scampia ha una preziosa risorsa e riserva nel capitale umano che deve essere qualificato e indirizzato nei circuiti lavorativi e partecipativi alla vita sociale per non sprecare gli anni giovanili nell’inerzia e nell’attesa
Quali risposte intendono dare, secondo le loro competenze, gli organi della Municipalità e le parti politiche - non mere aggregazioni elettoralistiche – per una crescita complessiva, sinergica, partecipata del quartiere secondo un progetto possibile come quello per esempio presentato con un Manifesto in occasione delle elezioni amministrative dal Laboratorio politico di liberi e responsabili cittadini “Scampia felice”?
Occorre a nostro avviso, al di là di fumose dichiarazioni e movimentazioni, una BIOPOLITICA a servizio delle necessità vitali delle famiglie e della riproduzione non solo biologica, ma sociale, culturale e religiosa per promuovere una coscienza della cittadinanza e se possibile di una cittadinanza attiva che non sia solo prerogativa benemerita di un élite culturale che pur è presente a Scampia.
UNEBA Napoli - Convegno C N E C - UNEBA - CISM - USMI
BOLLETTINO N. 26 DI VIGILANZA CIVILE DEGRADO CAMPO DELLA MARINELLA: URGE INTERVENTO DI RISANAMEMTO PER LA SALUTE DEGLI ABITANTI DEL CAMPO E DEL QUARTIERE
Venerdì 20 c.m. in occasione dell’inaugurazione del progetto
COM.IN.ROM Italia presso l’Ufficio Immigrazione della Prefettura di
Napoli in via Amerigo Vespucci, ho dato una sguardo al di là di una
staccianata sul campo del c.d. “Parco della Marinella” e sono rimasto
letteralmente inorridito per la presenza di tuguri in mezzo a cumuli
di immondizie. Un autentico campo di “Rifiuti umani”, secondo la
terminologia di Z. Baumann, in mezzo a cumuli di rifiuti, al di là di
un recinto di una via molto trafficata.
Avendo una certa conoscenza dei campi rom, ho l’impressione che
si tratti di una delle manifestazioni di maggior degrado del campi
rom e nomadi.
Non ho avuto l’ardire di oltreppassare il recinto, ma
dall’osservazione e da qualche informazione sono disseminati tra i
rifiuti accumulati circa 200 tra ganesi, senegalesi, marocchini e rom
con donne e bambini che abitano autentiche catapecchie tra enormi
topi e acqua defluente. Per queste condizioni, a mio parere, oltre
l’offesa alla dignità umana di questi extracomunitari e rom e alla
stessa “Napoli sociale” per l’indifferenza circostante, si tratta di
un’ autentica bomba ecologica per il pericolo di epidemie. Sono a
conoscenza dell’aiuto prestato a queste persone in mezzo a difficolt
da parte di associazioni di volontariato.
URGE da parte delle diverse istituzioni un intervento di
risanamento per la salute di questi poveri cristi e degli stessi
napoletani, in attesa di più civili sistemazioni abitative, e/o
almeno di bonifica con la raccolta dei rifiuti. Da questo punto di
vista per affrontare i diversi casi di degrado dei campi nomadi e rom
urge un tavolo che assembli i diversi rappresentanti delle
istituzioni e degli enti interessati insieme alle associazioni
operanti sul campo per la programmazione di interventi più
complessivi e articolati.
La stessa chiesa locale o meglio le
comunità cristiane dovrebbero gettare uno sguardo su questi campi
“invisibili” per contribuire alla umanizzazione di queste condizioni.
Anche il Terzo settore a Napoli e Provincia è chiamato a dare un più
efficace contributo per il risanamento di queste condizioni.
In attesa di un cortese riscontro sono disposizione per ogni
utile cooperazione.
Domenico Pizzuti, Comitato Associazioni, cittadini e rom insieme
UNEBA NAPOLI - Semiconvitto Fondazione Famiglia di Maria - Riapre solo per un dovere ai minori -
I nostri minori interessano alla città! Grazie a tutti quelli che ci sono vicini.
da Istituto Famiglia Di Maria
Il 4 gennaio 2012 si sono incontrati, presso il Comune di Napoli, l’assessore Sergio D’angelo, Il CDA della Fondazione Famiglia di Maria rappresentato da Adamo Pasquale e Giuseppe Pecoraro, La Presidente della Municipalità VI Anna Cozzino e il consigliere comunale Antonio Borriello per esaminare quanto segnalato dalla Fondazione Famiglia di Maria nella lettera inviata il 27 dicembre 2011 al Sindaco di Napoli.
L’Assessore D’Angelo ritiene che il servizio erogato dal Comune di Napoli attraverso la Fondazione Famiglia di Maria, sia di alto valore strategico nella costruzione della società solidale e che sia necessario mettere in campo tutte le azioni possibili perché questo servizio non venga interrotto dal 9 gennaio.
Il Presidente Pasquale Adamo manifesta che la decisione dell’interruzione sono dipese dalle difficoltà di cassa che a sua volta sono conseguenti al mancato pagamento da partre del Comune di quanto dovuto da circa 3 anni.
Questa condizione unita all’impegno del CDA della Fondazione teso ad assicurare dignità al lavoro degli operatori e continuità al servizio, hanno determinato una forte esposizione bancaria che oggi non ci permette di proseguire nell’attività sociale.
La Presidente della Municipalità VI e il consigliere comunale Borriello sollecitano l’amministrazione, nell’interesse degli utenti e del territorio, a trovare una soluzione perché la Fondazione non sospenda le sue attività.
Tale sospensione, infatti, determinerebbe una grave crisi sociale visto che il servizio reso risponde ad un bisogno che si manifesta nella fascia della popolazione più a rischio di evasione scolastica.
L’Assessore D’Angelo informa i presenti che l’amministrazione si sta adoperando per definire un piano di recupero del credito vantato dalle organizzazioni sociali ma allo stato tranne la disponibilità manifestata da alcune banche, nell’anticipare crediti verso il Comune di Napoli, non sono ancora definibili, a breve, azioni significative a tale riguardo.
Informa che dal “cronologico” la Fondazione dovrebbe ricevere presumibilmente entro la fine di gennaio un “pagamento di competenza maggio 2008” e presumibilmente dopo 3 mesi un “pagamento di competenza luglio 2008”.
Vista tale situazione l’Assessore D’Angelo chiede alla Fondazione Famiglia di Maria di non sospendere il servizio e di avviare le attività il giorno 9, impegnandosi a sollecitare la Ragioneria del Comune di Napoli affinché riduca al minimo l’attesa per il pagamento del cronologico;
e allo stesso tempo si adopererà per verificare con Banca Prossima la possibilità di un fido verso la Fondazione Famiglia di Maria al più basso interesse passivo praticato dalla stessa.
La Fondazione Famiglia di Maria , vista la sensibilità dei presenti verso il servizio reso e consapevole del danno che ne subirebbero i ragazzi e le famiglie del quartiere, che sono la fascia più debole dalla popolazione del territorio, si riserva una decisione in merito, anticipando che non ci sono pregiudiziali a soprassedere temporaneamente alla decisione di sospensione delle attività, rimandandola al 31 gennaio 2012, qualora a tale data non siano giunti a buon fine i pagamenti e gli impegni predetti.