Mastella, un altro ribaltone il leader dell’Udeur ritrova il Pdl
Con un accordo reso ufficiale a Roma, il leader dell´Udeur sancisce il suo ritorno nel centrodestra: sarà candidato del Pdl alle Europee. E annuncia liste del Campanile a sostegno del partito di Berlusconi per le elezioni provinciali di Napoli, Salerno, Avellino. In Regione la maggioranza si assottiglia
Innamoramento e amore di Francesco Alberoni
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proviamo ad analizzarci, aiutandoci ad osservare cosa ci insegna Francesco Alberoni con il suo libro Innamoramenti e amori. Spesso parliamo d’amore ma lo confondiamo con l’innamoramento. Si tratta di due esperienze molto diverse. L’innamoramento coinvolge la nostra sfera emotiva, facendoci battere il cuore, annebbiare la mente, soffrire o gioire con entusiasmi e depressioni improvvise. Amare non è una capacità che tutti hanno ma, come tutte le cose della vita, dobbiamo imparare ad amare perchè è una funzione da esercitare, in altre parole non dobbiamo cercare l’amore solo con la preoccupazione di essere amati, perchè otterremo risultati che ci potrebbero deludere, perchè nessun uomo sa amare, ma deve impare ad amare ogni cosa che incontra nella sua vita. Tutto ciò che ci circonda è amore e dobbiamo viverlo con amore, perchè tutto viene da Dio. |
Quando ci innamoriamo, per molto tempo continuiamo a dire a noi stessi di non esserlo. Passato il momento in cui ci si è rivelato l’evento straordinario, noi ritorniamo nella vita quotidiana e pensiamo che sia stato qualcosa di effimero. Con nostra meraviglia però ci ritorna in mente e crea un desiderio, uno struggimento che si placa soltanto sentendo la voce o rivedendo quella persona.Diciamo a noi stessi che era una infatuazione e che non ce ne importa nulla. Se però quel desiderio riappare, e riappare di nuovo e ci si impone, allora siamo innamorati.(…) Quando siamo innamorati non possiamo raggiungere e tenere lo stato di tranquillità serena. Il nostro amore non è nelle nostre mani, ci trascende, ci trascina e ci costringe a mutare. Per riuscire a trasformare questa cosa in serenità quotidiana occorre distruggerla. E molte persone, uomini e donne, non hanno pace fino a che non hanno trasformato l’essere splendente del loro amore in qualcosa di controllabile, circoscritto, definito. Tutto ciò che serve per raggiungere l’amato e farsi amare da lui è essenziale. Il resto non conta nulla. E’ molto bello mangiar bene se fa piacere all’amato, ma da soli non ce ne importa nulla. Per incontrare lui, per stare con lui, siamo disposti a fare viaggi più faticosi, a non mangiare e a non dormire, e non ci costa fatica, anzi siamo felici e tutte le cose che nella vita quotidiana ci sono insopportabili le facciamo senza accorgercene. Ciascuno dà secondo le sue possibilità e ciascuno riceve secondo i suoi bisogni. Non c’è nessuna contabilità fra ciò che do e ciò che ricevo. Ciascuno fa all’altro dei doni: le cose che gli sembrano belle, qualcosa che parli di sé, che lo ricordi all’amato. Ma anche cose che piacciono all’altro, che l’altro ha nominato o ha guardato. Il dono spesso è un atto improvviso, un gesto spontaneo che simbolizza il dono di sé, la propria disponibilità, totale. Ma il dono non aspetta un altro dono, non aspetta di essere ricambiato. Facendo il dono il conto è subito pari: basta che l’altro lo apprezzi, che sia contento. La gioia dell’altro vale più di qualsiasi oggetto. Così fra i due c’è un farsi dei doni, ma senza scambio. Quando incomincia una contabilità dei doni, un “io ti ho dato e tu no” allora l’innamoramento sta per finire. Quando ciascuno esige contabilità, del dare e dell’avere, allora è finito completamente. (…) Quando una persona si innamora di un’altra suscita sempre in lei un risveglio, una, emozione. Chi ama tende a trascinare l’amato nel suo amore. Se anche l’altro è disposto all’innamoramento ne può nascere un incontro e addirittura un innamoramento.
Può però avvenire che l’altra persona abbia già qualcuno che le interessa ed allora la poesia d’amore dell’innamorato risveglia sì il suo amore, ma per l’altro. Essa viene trasportata su un piano superiore di sentimenti, ma il destinatario di questi sentimenti non è chi li ha evocati. (…) Anche se lo si desidera intensamente, non ci si può innamorare. Però, se lo si vuole, si può fare innamorare qualcuno di noi perché si trova sempre chi è preparato all’innamoramento, pronto a gettarsi nel tutto e nel nulla di una vita nuova. Ciò è possibile se, nel momento adatto, una persona si presenta a lui mostrandogli che lo capisce in profondità,, se si dichiara disposta a condividere con lui il rischio del futuro restandogli accanto spalla a spalla, dalla sua parte, per sempre.
Qualunque persona può far innamorare un’altra che attendeva la chiamata se gli fa udire la voce che lo chiama per nome e gli dice che il suo tempo è venuto. (…) L’innamoramento è un succedersi di prove. Innanzitutto quelle che poniamo a noi stessi. Essere innamorati è anche un resistere all’amore, un non voler cedere al rischio esistenziale del mettersi completamente nelle mani dell’altro. Noi perciò cerchiamo la persona amata, ma desideriamo anche di farne a meno. Spesso, nei momenti di felicità, ci diciamo “ecco che ho raggiunto il massimo che mai potrò ottenere, ora posso perderla e tornare così come ero portandone con me solo il ricordo; ho ottenuto quanto ho voluto, ora basta”. Ottenere il massimo possibile e poi farne a meno, questa è la fantasia della sazietà. In un certo senso riusciamo ad abbandonarci totalmente solo perché pensiamo che quella sia l’ultima volta. In tal modo però ci mettiamo alla prova perché, dopo il distacco, ci accorgiamo che il desiderio ritorna e che continuiamo ad amare, a desiderare disperatamente e abbiamo bisogno di un’altra “ultima volta”. E l’ultima volta” diventa così un nuovo inizio e la necessità di un nuovo inizio. Negli atti dell’altro cerchiamo le prove che ci ama.; prima che sulle margherite, il “m’ama, non m’ama” è cercato nei comportamenti dell’altro: “se fa così vuol dire che… se non fa così vuol dire che…” Ma il significato non è mai limpido. Può arrivare in ritardo trafelato, e cosa significa? Che si era dimenticato di me oppure che ha fatto fatica ad arrivare da me e perciò il suo ritardo è una prova d’amore? D’altra parte, anche quando la prova è negativa basta una sua spiegazione, un suo sguardo, una sua carezza per farcela dimenticare, per rassicurarci. (…) Se la gelosia appare nell’innamoramento, allora significa che uno dei due, in realtà, non vuol innamorarsi o non è innamorato. La gelosia è scoprire che l’amato dipende, per la realizzazione dei suoi desideri, da qualcosa che un altro possiede e noi no; che l’altro, non noi, dispone di qualcosa che ha valore per lui. Se questo qualcosa per lui è importante e se quella persona gli è indispensabile, se preferisce lui a me, allora vuol dire che non mi ama. Avrà affetto per me, tenerezza, gli piacerà la mia compagnia, ma non mi ama. L’innamorato, dapprima cercherà di lottare, di conquistarlo col fascino, col canto, con ogni cura e dedizione, cambiando se stesso in ogni modo ma, quando ha capito che l’altro non l’ama, non può che impugnare la spada del distacco. La forza che gli resta gli consente di tagliarsi le mani che si protendono verso l’amato, di accecarsi gli occhi che lo cercano ovunque. A poco a poco, per non desiderare chi ha amato, dovrà trovare in lui ragioni per disinnamorarsi, dovrà cercare di rifare ciò che ha vissuto investendo di odio tutto ciò che è stato. L’odio sarà il suo tentativo di distruggere il passato, ma è un odio impotente. (…) Come facciamo a sapere che siamo innamorati ? Perché ci innamoriamo di nuovo, perché ci ri-innamoriamo continuamente della stessa persona. Quando siamo innamorati ci sono dei periodi in cui abbiamo l’impressione che non ci importa nulla di quella persona. Vogliamo farne a meno, talvolta la incontriamo e non ci dice nulla, ci è indifferente. Poi ci riappare. Quel viso indifferente diventa l’unico viso, quella voce l’unica voce; la sua mancanza diventa intollerabile, la sua presenza una gioia infinita. Tutto di lei ci commuove, tutto di lei è nostalgia e appagamento. (…)
Xiao, la venditrice di tempo
La venditrice di tempo era triste. Un anno infernale, il 2008: “Due mie mie amiche si erano sposate in marzo e in maggio, e in agosto e in ottobre stavano già divorziando. Io ero senza lavoro. Il terremoto del Sichuan. Basta, mi sono detta”. Così Chen Xiao si è messa a cercare la miccia per far saltare tutto. L’ha trovata sul web. Ai primi di dicembre ha scritto un messaggio su uno dei forum più diffusi, ed è diventata la venditrice di tempo.
NICHILISMO LIGHT “Ho scritto che ero depressa, che la mia vita non aveva scopo e avevo deciso di farmi organizzare l’esistenza dagli altri. Che mi dicessero loro che cosa fare”. Vendere il tempo, vendere le sue giornate. Nichilismo light. Otto minuti per 8 renminbi, praticamente un euro. Un’ora a 20. Una giornata intera 100. Venduti regolarmente dal suo negozio on line, su una specie di eBay made in China. La sua postazione è un trasandato palazzo alla periferia est di Pechino. Scale di cemento, arredamento spartano, pile di di scatole e scatoloni. Una gabbia per accogliere la cagna nera che le si strofina addosso, accarezzata dagli sguardi di tre gatti silenziosi e quasi immobili. Xiao ha 26 anni, viene dall’Hunan, prima di questa sua vita in vendita – racconta a Corriere.it – aveva messo insieme una laurea breve in moda, lavoretti vari, la vittoria a un concorso di bellezza legato al Mondiale di calcio nippo-coreano del 2002, due anni in un’agenzia di pubblicità, due negozi di abbigliamento aperti e chiusi, l’ultimo dei quali subito prima delle Olimpiadi. “Vendere tempo significa che faccio quello che mi chiedono. Uno mi ha chiesto di portargli in università un libro e un caffè: accontentato. Questo pomeriggio devo andare a ritirare un visto. Un tale di un’altra città mi ha domandato di portare un pasto a un vero barbone: non è stato facile trovarlo, il barbone vero, a Pechino non se ne vedono più, ma ce n’era uno e gli ho dato da mangiare, anticipando i soldi. Se poi mi pagano per leggere un libro o non fare nulla, leggo il libro o non faccio nulla”.
PROPOSTE PERICOLOSE E’ successo anche altro, naturalmente. Che le offrissero 10 mila renminbi per una notte di sesso, o che chiedessero una sttimana del suo tempo, tutta intera, in un’altra città. “A queste cose dico no. Ma dal Canada mi ha telefonato prima un ragazzo, poi la sorella, per indagare che tipo fossi, ho avuto l’impressione che volessero sapere se potevo essere una buona moglie”. In due mesi ha raccolto 10 mila renminbi, più o meno, “ma ci devo togliere il denaro che in molti casi ho anticipato”. Più spesso la pagano perché chieda scusa a nome di qualcun altro, o perché incoraggi una persona sfiduciata, o magari funzioni come una sveglia, tirando giù dal letto l’amico di un amico alle 7 del mattino. La politica è lontana, “c’è chi voleva che presentassi delle petizioni a suo nome, ma ho detto no”: mossa prudente, visto che le autorità spesso amano rivalersi nei confronti di chi sottopone lamentele agli uffici preposti, pratica formalmente prevista e incoraggiata ma in realtà fonte di pesanti intimidazioni. Vendere tempo le è venuto così, senza altra ispirazione che non fosse il suo umore rasoterra. “Un giornalista giapponese mi ha detto che, se fossi nata nel suo Paese, dopo aver scritto quello che ho scritto mi sarei ammazzata. Ma io non ho nessuna intenzione di farlo. Mi basta questo, ora, non cerco pubblicità, non voglio fare l’attrice o chissà cosa. Adesso finalmente sto bene”. La imitano, anche altri si sono messi a vendere tempo, magari a prezzo più basso, alcuni addirittura si spacciano direttamente per lei. “Internet è un mare dove le informazioni o si perdono e muoiono o diventano onde. Io sono un’onda”. Date tempo alla venditrice di tempo.
Eluana Englaro è morta alle 20,10 - Il padre: «Voglio stare solo»
fonte: Il mattino
Vivi come puoi perchè come vuoi non puoi.

Se sei stanco e la strada ti sembra lunga, se ti accorgi di aver sbagliato strada, non lasciarti portare dai luoghi e dai tempi… Ricomincia. Se la vita ti sembra troppo assurda e sei deluso da troppe cose e persone, non cercare di capire il perché… Ricomincia. Se hai provato ad amare e ad essere utile, se hai conosciuto la povertà dei tuoi limiti, non lasciarlo un impegno assolto a metà… Ricomincia. Se gli altri ti guardano con rimprovero, sono delusi di te, irritati, non ribellarti, non domandar loro nulla… Ricomincia. Perché l’albero germoglia di nuovo dimenticando l’inverno, il ramo fiorisce senza domandare il perché e l’uccello fa il nido senza pensare all’autunno… Perché la VITA è speranza e sempre ricomincia…
Inno alla vita
Ama la vita così com’è
Amala pienamente,senza pretese;
amala quando ti amano o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce,
o quando tutti ti comprendono.
Amala quando tutti ti abbandonano,
o quando ti esaltano come un re.
Amala quando ti rubano tutto,
o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo nemmeno un pò.
Amala nella piena felicità,
o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte,
o quando ti senti debole.
Amala quando hai paura,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri
e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.
Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.
Non vivere mai senza vita!
PREGHIERE
(Una bella preghiera per chi è perseguitato)
è troppo tardi per lasciarTi fare, Ti sei battuto troppo.
Non eri neppure ragionevole, esageravi, Ti doveva capitare.
Hai trattato la gente per bene da razza di vipere.
Hai detto loro che il loro cuore era simile a sepolcri imbiancati
pieni d’ogni marciume sotto belle apparenze,
Hai abbracciato i lebbrosi putridi,
Hai parlato sfrontatamente con volgari stranieri,
Hai mangiato con peccatori notori, e hai detto che avrebbero preceduto
gli altri nel regno dei cieli,
Ti sei compiaciuto con i poveri, i pidocchiosi, gli storpi,
Non sei stato un uomo osservante dei regolamenti religiosi,
Hai voluto interpretare la Legge e ridurla
ad un solo piccolo comandamento: amare.Adesso si vendicano.
Hanno fatto dei passi contro di Te presso le autorità,
e vengono provvedimenti.
Signore, io so che se cercherò di vivere un po’ come Te sarò condannato.
Ho paura.
Già mi si segna col dito;
Alcuni sorridono, altri scherniscono, alcuni si scandalizzano
e parecchi miei amici mi stanno per tradire.
Ho paura di fermarmi per istrada,
Ho paura di ascoltare la saggezza degli uomini,
Mormora: bisogna andare avanti adagio, non si deve prendere tutto
alla lettera, è meglio scendere a compromessi con l’avversario…
Eppure, o Signore, so che Tu hai ragione.
Aiutami a lottare,
Aiutami a parlare,
Aiutami a vivere il Tuo Vangelo,
Fino alla fine,
Fino alla follia,
La follia della Croce.
IL NOSTRO ANGELO CUSTODE
Se tu sapessi con quanto amore seguo i tuoi passi
Se tu sapessi con quanto amore
asciugo le tue lacrime
Se tu sapessi con quanto amore
ti prendo per mano affinché tu non cada
Se tu sapessi con quanto amore ti guardo
mentre annaspi nel caos della vita
E ogni istante, minuto, ora
della giornata ti sono accanto.
In ogni tuo respiro prende vita il mio battito d’ali
In ogni tuo sguardo prende vita il mio sorriso
Vorrei volare assieme a te,
e forse un giorno lo faremo
quando sarai consapevole della tua divinità
aprirai le ali e volerai felice
capirai cosa sono, e quanto ti amo.
Ora non volo ma cammino assieme a te
a fianco a te. Io sono il tuo angelo
quello della tua anima, del tuo cuore
quell’angelo che ogni mattina ti sveglia con un bacio
e ogni notte, apre le sue ali per riscaldarti il cuore.
Io sono il tuo angelo,
quello che mai ti abbandonerà
quell’angelo che aspetta solo un tuo …si….
per rivelarsi al tuo cuore
Se tu sapessi con quanto amore guardo il tuo sguardo
che a volte è così triste e non ce la fa a vedere la luce.
Se tu sapessi con quanto amore stringo al tua mano
quando scrivi parole che non riesci a condividere
se tu sapessi con quanta gioia
mi stringo al tuo cuore quando regali un sorriso.
Se tu sapessi.. che ti sono accanto sempre
in ogni stante e maggiormente nei momenti difficili.
Raccolgo i ricordi più belli che a volte tendi a dimenticare
raccolgo l’amore seppellito nel tuo cuore
e te lo ripropongo attraverso gli incontri casuali
attraverso il tuo stesso sguardo riflesso su di uno specchio.
Se solo sapessi quanto soffro insieme a te dell’amaro della vita
Vorrei accarezzarti con mani di carne..
ma lo sussurro a chi ti sta accanto..
vorrei dirti le parole più vere dell’amore,
ma lo suggerisco a chi ti regala una parola.
Vorrei vederti raccogliere tutto l’amore che semini
per sentirti soddisfatto della tua vita
ma come ogni cosa.. il tempo lascerà crescere il frutto che tu stesso hai fatto nascere.
Gioisci perché attraverso le tue mani
io regalo l’amore a chi ha la fortuna di incontrarti.
Tu non lo sai forse ma io sono il tuo angelo..
quello che mai ti abbandonerà e che è qui solo per te
e grazie a te può amare il mondo.
FAVOLE ALLEGORICHE: “Il re nudo”
“Tutti i grandi sono stati bambini una volta (ma pochi di essi se ne ricordano)”.
Allora ho pensato perché non proviamo a ritornare bambini e ad utilizzare le fiabe per trovare delle risposte ai nostri “grandi” dubbi?
Io ci provo….
La prima è una favola che vorrei farvi ricordare perché è allegorica sui condizionamenti dell’uomo, determinati, soprattutto, dall’esigenza di adeguamento sociale e dalla paura di differenziarsi dagli altri, il suo titolo, nella versione dedicata all’infanzia, era “I vestiti dell’imperatore”, quando, invece, è stata utilizzata dagli adulti, si è intitolata “Il re è nudo!”.
“Due sarti imbroglioni si presentarono a corte offrendo stoffe stupende e magiche che potevano essere viste soltanto dalle persone intelligenti: in realtà, come è ovvio, non esistevano.
Basta, però, che il Ciambellano, per primo, dichiari di non aver mai visto niente di simile ed il gioco è fatto! Tutti i cortigiani incominciano a lodare le stoffe, e lo stesso re ordina per un’importante cerimonia pubblica un abito tessuto con quelle meraviglie.
La parata inizia, il re naturalmente è in mutande, ma nessuno della folla osa vedere la verità, solo un piccolo bambino, privo di pregiudizi e di conformismo, urla con tutto il suo stupore di fronte all’abbigliamento del sovrano: il re è nudo!”.
Conventi senza frati Cappuccini e le celle diventano alberghi
Crisi di vocazioni e mutamenti sociali fanno sparire i monasteri dei Cappuccini
Gli edifici sono antichi e fanno gola agli imprenditori, a volte diventano complessi di lusso
“Complesso ex Cappuccini”, annunciano i grandi cartelli colorati, invitando i clienti a prenotare queste case di lusso, silenziose, in centro storico. San Francesco, il fondatore, dovrebbe benedire questa operazione immobiliare. I Cappuccini non possono protestare. Erano pochi e troppo anziani. Non ce la facevano più a gestire il convento. Come i loro confratelli, in tante città italiane, si sono ritirati nelle infermerie - così vengono chiamate le case di riposo dei frati - delle Curie provinciali, o si sono uniti ai fratelli di altri conventi. Ai tempi del Concilio Vaticano II (negli anni Sessanta) in Italia c’erano più di 5.500 frati Cappuccini. Nel 1997 erano 2.871. L’ultimo censimento, nel 2007, ha contato 2.466 frati. E così le antiche celle, i chiostri, gli orti e i giardini rischiano di essere trasformati in hotel, appartamenti, bed and breakfast e agriturismi.
“Per noi - dice padre Dino Dozzi, direttore del Messaggero Cappuccino e docente di Sacra Scrittura - lasciare un convento è un trauma. Non ci sono solo pietre, ci sono 300 o 400 anni di storia. I conventi sono le nostre case ma sono stati costruiti con le offerte della gente. Ancora oggi noi frati, che non riceviamo nulla dall’8 per mille, viviamo della carità del popolo. Lasciare un convento vuol dire abbandonare la casa che la gente ci ha costruito. Questo ci fa stare male, ma non possiamo fare altro. Quando, nel 1955, io sono entrato, a 10 anni, nel seminario Serafico di Imola c’erano altri cento seminaristi. Ora non si prendono più bambini, ma nel noviziato di Santarcangelo di Romagna, dove studiano i novizi di Emilia Romagna, Piemonte e Liguria, in media ci sono due nuovi arrivi all’anno. Come possiamo continuare a gestire conventi, parrocchie e anche l’assistenza spirituale in tanti ospedali?”.
I seguaci di fra Cristoforo e padre Pio stanno vivendo momenti difficili. “Siamo cambiati noi - dice padre Dozzi - ed è cambiata soprattutto la società. Noi siamo stati chiamati “i frati del popolo” perché abbiamo sempre vissuto in mezzo alla gente. C’erano i frati questuanti, che non erano sacerdoti ma bellissime figure, semplici e buone. Bussavano a tutte le case di campagna, alla ricerca di uova, formaggio, uva, noci per la mensa del convento. I poveri si toglievano il pane di bocca, per aiutarci. Se il questuante non si presentava le famiglie si preoccupavano, andavano a cercarlo. E il frate parlava in dialetto, si fermava a dormire nella stalla, giocava a carte con i contadini”.
Lo storico Paolo Prodi, che ha curato “La storia dei Cappuccini in Emilia Romagna”, ha scritto che la gente di campagna vedeva i Cappuccini come alternativa all’istituzione clericale. “Ora quasi tutti i frati sono sacerdoti, e il ministero è diverso - continua padre Dozzi -. Solo a Imola fra Vittore Casalboni, un frate grande e grosso, continua la questua con un camioncino. Raccoglie vestiti e scarpe, vecchie lavatrici, frigoriferi. Una volta all’anno organizza un campo di lavoro, con 150 giovani che arrivano da tutta Europa, per aggiustare ogni cosa, venderla e raccogliere soldi per le nostre missioni. Ma è rimasto solo lui. Intorno a noi il mondo è cambiato: chi aprirebbe oggi la sua porta blindata a un frate questuante? Tutti chiusi a doppia mandata, e non si sa chi sia più prigioniero, fra chi è fuori e chi è dentro”.
In soli cinque anni, dal 2003 al 2007, sono stati abbandonati 33 conventi. A Parma è stato chiuso quello di borgo Santa Caterina, con affreschi del Guercino. “La chiesa è stata donata alla diocesi - dice padre Paolo Grasselli, ministro provinciale dell’Emilia Romagna - e parte dell’edificio è stato venduto ai privati. Dovevamo scegliere fra il convento e l’assistenza all’ospedale. Abbiamo scelto il conforto ai malati”. A Lugnano di Teverina il convento cappuccino del 1579 è diventato una Casa per ferie, “luogo ideale anche per banchetti e ricevimenti”. E L’antica chiesa “è a disposizione per la meditazione personale e per i momenti di preghiera”.
La chiesa del Convento ai Cappuccini di Cologne in Franciacorta, già dal 1990, è diventata una sala speciale per convegni e banchetti dell’omonimo hotel e centro benessere. Costruito nel 1569 il convento era chiamato “una poesia scandita nella pietra”. Quattro stelle, camera doppia da 160 a 280 euro a notte. “Vivevano qui venti frati - dice la nuova proprietaria, Rosalba Tonelli - e c’era anche la foresteria per i viandanti. Abbiamo recuperato ogni pietra antica, nel rispetto di chi ha costruito questo luogo. Sembra di vedere ancora i frati che scendono il monte in groppa ai loro asini”. Nell’hotel San Paolo al Convento di Trani, sull’altare della cappella affrescata, trovi le mozzarelle e le brioches della prima colazione.
“La crisi delle vocazioni - dice padre Mariano Steffan, segretario della Conferenza italiana superiori maggiori Cappuccini - ci riporta alle nostre origini. Quando eravamo quasi seimila, ai tempi del Concilio, abbiamo preso in mano parrocchie e altre attività. Ma questo non è il nostro compito. Il Cappuccino deve aiutare le frange deboli della società, come gli anziani, i tossicodipendenti. E deve essere povero fra i poveri, in un momento difficile per tutti. Oggi non basta dare un pane. Dobbiamo costruire una carità che dia dignità alla persona. Certo, il nostro patrimonio fa gola. Anche una società americana ci ha contattato per comprare conventi e trasformarli in alberghi di lusso. Non abbiamo accettato”.
La San Francesco Srl di Modena è proprietaria anche della parte più antica del convento e della chiesa di Santa Croce. Dove c’erano le prime celle dei frati ora ci sono gli uffici di Emilia Romagna Teatri (e il Comune paga l’affitto ai nuovi proprietari). In uso gratuito, invece, la chiesa “con grande altare maggiore in legno, secolo XVII e presepe di scagliola dipinta”. Così padre Francesco Massari, Cappuccino, una volta la settimana, la domenica alle 11,30 può arrivare da Vignola e celebrare la messa. Forse anche il rito domenicale potrà essere inserito fra le “finiture di pregio” promesse ai nuovi abitanti del convento.





