Questi rubano ancora peggio di Dc e Psi

Febbraio 17, 2010 by admin · Comment
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Da il Fatto Quotidiano del 14 febbraio
rassegna stampa

di Giorgio Bocca: forse le persone stanno iniziando a stancarsi
intervista di Marco Travaglio

Giorgio Bocca, lei ha appena scritto Annus Horribilis (Feltrinelli): ma si riferivaal 2009. Il 2010 si annuncia ancora più horribilis…
Vedremo. Il 2009 mi è sembrato il più orribile per una tendenza irresistibile alla democrazia autoritaria. Più Berlusconi ne combinava di cotte e di crude, più i sondaggi lo premiavano. Ora, con questi ultimi scandali,la gente potrebbe cominciare a stancarsi e capire qualcosa.
Quindi c’è speranza?
Non esageriamo. Qualche barlume. E’ come all’inizio della guerra partigiana, ma allora ero giovane e forte dunque fiducioso. Ora sono vecchio e fragile, mi è più difficile essere ottimista. La cecità degli italiani mi ricorda la Germania all’ascesa di Hitler: tutti potevano vedere che tipo era, Hitler, eppure i tedeschi, e anche gli europei, gli cascarono tra le braccia come trascinati da un vento ineluttabile.
Che cosa la spaventa di più?
Il muro di gomma. Succedono cose terribili, o terribilmente ridicole, e nessuno reagisce. Lanci allarmi, provocazioni anche forti, e non risponde nessuno. Come dicono i giudici dello scandalo Bertolaso? “Sistema gelatinoso”. Ecco, è tutto gelatinoso. Non resta che sperare, come sempre nella nostra storia, in qualche minoranza coraggiosa che cambi la storia.

Che cosa la colpisce di più negli ultimi scandali?
La loro incomprensibilità. Leggo la confessione di questo consigliere comunale di Milano beccato con la tangente in mano: “Mi sono rovinato per 5 mila euro”. O è un pazzo incapace di ragionare, o faceva sempre così. Almeno Berlusconi ha le sue giustificazioni: è ricco sfondato, ha ville dappertutto. Almeno Tangentopoli era un sistema di corruzione che portava almeno una parte dei soldi ai partiti: una logica, sia pure perversa e criminale, c’era. Ma qui i partiti non ci sono più. E questi si vendono in cambio di qualche massaggiatrice, di qualche viaggio gratis, di pochi spiccioli…La corruzione dilaga a tal punto che c’è gente che ruba senza nemmeno sapere il perché.

Anche Tangentopoli, 18 anni fa, partì da una mazzettina di 7 milioni a Mario Chiesa.

Andai a intervistare Borrelli e gli domandai perché i magistrati fossero riusciti a scardinare il sistema così tardi. Mi rispose che la magistratura in Italia riesce a incidere nel profondo solo quando nella società c’è un grande allarme, quando si accende una grande luce. Oggi la luce non si accende, non ancora. Ce ne sarebbero tutti i presupposti, la corruzione ci costa decine di miliardi all’anno, siamo in fondo alle classifiche di tutti gli indicatori civili, scavalcati anche da metà del Terzo Mondo, eppure tutto va ben madama la marchesa.

Possibile che, in Italia, le classi dirigenti non riescano a smettere di rubare?
Quando esplose Tangentopoli, a costo di essere frainteso, dissi che i gerarchi fascisti rubavano molto meno dei democristiani e dei socialisti. Arrivai a elogiare i “barbari” della Lega che ce li avevano tolti dai piedi. Ora questi rubano ancor più della Dc e del Psi. E lo fanno alla luce del sole, con trucchetti da ciarlatani: invitiamo i capi del mondo al G8 e buttiamo centinaia di milioni. Ma non possono farsi una telefonata, i capi del mondo?

Paolo Mieli dice che sta per saltare il tappo, come nel ’92.
Eh eh, Mieli è un mielista, furbo ma intelligente. Siamo in attesa della grande luce di Borrelli. Forse Berlusconi finirà per stancare, ma siamo ancora all’accecamento della morale: quegli imprenditori che si fregano le mani per il terremoto dicono che la febbre del denaro è ancora alta. E’ come nella Bibbia: Mosè che scende dal Sinai con le tavole della legge e trova gli ebrei che festeggiano attorno al vitello d’oro. Noi li abbiamo superati.

Che idea si è fatto di Bertolaso?
Non credo che abbia rubato di suo, ma che abbia lasciato rubare gli altri. Quando si vuol fare tutto in fretta, si aboliscono i controlli e succede di tutto. L’ha perduto la vanità: si credeva Superman, uno che va a dare lezioni agli americani…Non era difficile capire cosa succedeva. Se gli italiani fossero raziocinanti gli avrebbero impedito di buttare i soldi in tante opere inutili.

Forse, con più informazione e più opposizione, sarebbe più facile ribellarsi.
La cosa più deprimente è la lettura dei giornali, per non parlare della televisione. La nostra democrazia diventa autoritaria anche perché ci sono giornalisti comprati con prebende e privilegi, ma soprattutto terrorizzati. Incontro colleghi, si finisce per parlare di quel che combina Berlusconi, e quelli cambiano subito discorso. Se diventi nemico, sei segnato. Tu ce l’hai spesso col Corriere: credo che la carta stampata sia rimasta democratica, ma ha paura di lui. Si inventa di tutto, pur di parlar d’altro: chiamano ‘terzismo’ il doppiogiochismo. Dicono persino che, a parlar male di Berlusconi, si fa il suo gioco. Ma a chi la danno a bere?
Lei guarda molta televisione?
Sì, ho il gusto dell’orrido. E’ una galleria di mostri. Non riesco a levarmi l’incubo di Feltri, Belpietro, quel Sallusti…E le facce di Ghedini, di Brunetta…Quando li critichi, ti rispondono che sei un vecchio arteriosclerotico. Ma come si fa a diventare così?

La beatificazione di Craxi, i dossier su Di Pietro e ora l’immunità parlamentare d’accordo col Pd.
Beh, è tutto collegato. E’ la complicità fra colpevoli delle due parti. Di Pietro lo attaccano perché ha il merito di essere l’unica opposizione. Craxi piace tanto a questa destra e a questa sinistra per due motivi: intanto perché era un corrotto, e poi perché, con l’idea della Repubblica presidenziale, ha dato un’ideologia alla democrazia autoritaria che questi selvaggi di oggi inseguono ma non riescono nemmeno a teorizzare. Questa democrazia malata la dobbiamo pure a questa sinistra alla D’Alema che collabora da 15 anni con Berlusconi. Hanno capito che, se non partecipano in qualche modo alla sua greppia, non campano più.

Dicono che non bisogna attaccarlo, che i problemi sono altri.
E quando ne parlano, degli altri problemi? Allora almeno parlino male di un aspirante tiranno, no? Prima avevamo i Bobbio, i Foa, ora che fine han fatto gli intellettuali di sinistra? Possibile che non nascano più persone intelligenti?

Violante si spende molto per l’immunità parlamentare, dice che la magistratura non deve scalare il trono del principe.
Perché lo fa? Boh, vorrà fare carriera anche lui. Che personaggio viscido, non lo sopporto.

Il presidente Napolitano non le pare troppo condiscendente?
Va considerato nella sua biografia. E’ sempre stato un comunista prudente. Vuole durare, e non so se sia un bene o no. Ogni tanto tira un colpetto, ma chiedergli di fare l’eroe è troppo.

Che speranza abbiamo?
Che la gente si accorga del suicidio di farsi governare da uno abilissimo a fare soldi: quello i soldi, invece di darteli, te li porta via. Che gli italiani si vergognino almeno per le sue cadute di stile, tipo gli sghignazzi sulle belle ragazze mentre parla del dramma degli immigrati col presidente albanese. Che capiscano come un minimo di decenza e legalità è meglio di questa anarchia lurida. Non dico la virtù, l’onestà: un po’ di normalità e di civiltà. L’unica bella notizia degli ultimi anni è il popolo viola, spero che le prossime manifestazioni siano ancora più massicce e visibili. Se si ribellano i ragazzi, non tutto è perduto.

IL PD E IL PROGRESSIVO DISTACCO DEGLI ESPONENTI CATTOLICI

Febbraio 16, 2010 by admin · Comment
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rassegna stampa
fonte
avvenire del 16 febbraio 2010
La strana sufficienza del «partito del secolo»
di SERGIO SOAVE
L a sofferta decisione di Paola Binetti di lasciare il Partito democratico per aderire all’Udc ha suscitato freddi commenti burocratici nel vertice e un irrefrenabile moto di soddisfazione nei settori più laicisti di quel partito. Com’è noto Binetti aveva più volte chiesto che il carattere pluralistico e accogliente del Pd venisse effettivamente espresso nelle scelte politiche concrete, ma la sua richiesta è stata ignorata anche nel momento di massimo dissenso, quello originato dall’accodamento dei democratici all’autocandidatura della leader radicale Emma Bonino alla guida della regione Lazio.
Lo stillicidio di personalità di cultura cattolica che abbandonano il Pd ormai rappresenta un elemento permanente del nostro panorama politico, che ha nella scelta di Paola Binetti l’ultima – nel senso di più recente – conferma. Il fatto che questo fatto non venga considerato un problema ai piani alti del partito, con Pierluigi Bersani che, dopo aver espresso il suo dolore di circostanza, parla di nuove acquisizioni che faranno del suo, addirittura, «il partito del secolo», è piuttosto sorprendente.
Da quando è stato progettato nei congressi paralleli dei Ds e della Margherita, il Partito democratico ha già subito altri abbandoni o secessioni preventive. In quei casi, come la scissione promossa da Fabio Mussi e altri esponenti della sinistra dei Ds, nessuno espresse giubilo, nemmeno tra le file della Margherita. Al contrario, parve grave che nella fase di costruzione di un contenitore pluralista, come sono in sostanza tutti i grandi partiti occidentali, venisse meno una componente, per quanto collocata su posizioni piuttosto eccentriche rispetto all’asse riformista dato come fondamentale. Nei confronti, invece della secessione di esponenti moderati o cattolici, già più di una mezza dozzina solo tra i parlamentari, pare si riscontri, nel migliore dei casi, un disinteresse colmo di sufficienza. A questo si aggiunge un diffuso dileggio incomprensibile (o fin troppo comprensibile…) nei confronti dell’Opus Dei, ai funerali del cui fondatore avevano invece partecipato con rispetto e commozione esponenti della sinistra, dal leader storico Massimo D’Alema a Cesare Salvi, riferimento dell’area più legata al radicamento ’socialista’ dei Ds.
Quella che Binetti denuncia come «deriva zapaterista», anche se forse non coinvolge l’intero partito, si presenta come una tendenza rilevante e forse prevalente nel Partito democratico, che ovviamente non esclude gli apporti cattolici, ma rifiuta di fatto una loro pari dignità che può essere garantita solo dal limpido e pieno rispetto della libertà di coscienza nelle scelte che hanno un oggettivo rilievo etico.
C’è chi pensa che in questo modo si realizza un progetto strategico attribuito a Bersani, quello di lasciare fuori dal partito i settori moderati e cattolici, per poi recuperarli ‘dall’esterno’ con un’alleanza organica con l’Udc. Però è proprio sul terreno delle alleanze che si sono determinate le condizioni per l’abbandono di Binetti e di altri. Una tattica studiata a tavolino, che pensa di poter spostare le truppe come in un gioco di soldatini di piombo, trascura la soggettività delle scelte politiche, che è poi il connotato fondamentale della libertà in generale e dell’agibilità effettiva di una formazione che si autodefinisce come presidio fondamentale della democrazia.


UNEBA NAPOLI - Centri per anziani e minori a rischio chiusura

Febbraio 15, 2010 by admin · Comment
Filed under: UNEBA, politiche sociali 

fonte-UNEBA SEDE NAZIONALE

E’ sempre peggiore la situazione per gli enti che operano nel settore dell’assistenza per minori a Napoli.

Come Uneba Napoli, con il suo presidente Lucio Pirillo, già ha più volte denunciato, il Comune di Napoli continua a non pagare quanto dovuto per l’attività che i centri, molti dei quali sono associati all’Uneba, svolgono a favore dei minori e degli anziani, in particolare nei quartieri e nelle fasce sociali più a rischio.

Da 24 mesi il Comune non versa le quote concordate e spettanti, mettendo in grave difficoltà i bilanci degli istituti e con essi anche la possibilità di rendere un servizio ai minori.

Le difficoltà che si trascinano e si aggravano da mesi hanno spinto oggi un centro a una decisione radicale. Il centro socioeducativo semiresidenziale nella zona del Pallonetto a Santa Lucia, quartiere povero di Napoli, ha deciso oggi una sospensione temporanea delle attività.

“E’ un segnale preoccupante – dichiara il presidente di Uneba Napoli Lucio Pirillo - di una situazione che potrebbe degenerare definitivamente se le Istituzioni preposte non si assumono le responsabilità, come classe politica napoletana, nei confronti di minori in difficoltà e di anziani con gravi disagi economici”.

Pirillo rivolge il suo appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al presidente della Regione Antonio Bassolino, al sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, al presidente della Provincia Luigi Cesaro, e “a tutte le forze politiche al di là degli schieramenti, perché intervengano sulla grave situazione economico-finanziaria in cui versano gli Istituti che operano nel campo dell’assistenza ai circa 3000 minori e 700 anziani di Napoli, determinato dal mancato pagamento di quanto dovuto agli istituti da oltre 24 mesi”.

Altrimenti c’è il rischio che, come il centro del Pallonetto a Santa Lucia, anche altri siano costretti a chiusure temporanee o addirittura definitive. Una scelta dolorosissima, per gli enti, perché le conseguenze le patirebbero gli anziani e i minori assistiti, e i dipendenti che nei centri lavorano.

“Ci stiamo avviando su una strada senza ritorno – commenta con amarezza Pirillo -. Ma il comportamento dell’amministrazione comunale di Napoli rende assai difficile la conduzione delle varie attività, dato il mancato pagamento di quanto dovuto agli Istituti da oltre 24 mesi. L’amministrazione viene meno anche ai verbali d’accordo che sottoscrive regolarmente d’intesa con Uneba. Il danno non è fatto solo agli istituti. Il danno è fatto soprattutto ai minori ed agli anziani”.

L’appello di Pirillo è stato ripreso anche dall’Ansa. Pubblichiamo qui sotto il testo integrale dell lancio dell’agenzia di stampa.

WELFARE: NAPOLI;ISTITUTI SENZA FONDI,APPELLO UNEBA A PREMIER

NAPOLI

(ANSA) - NAPOLI, 3 FEB - Il presidente dell’Unione degli enti di assistenza, religiosi e laici (Uneba) di Napoli, Lucio Pirillo, rivolge un appello al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al presidente della Regione Antonio Bassolino, al sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, al presidente della Provincia Luigi Cesaro, e “a tutte le forze politiche al di là degli schieramenti, perché intervengano sulla grave situazione economico-finanziaria in cui versano gli Istituti che operano nel campo dell’assistenza ai circa 3000 minori e 700 anziani di Napoli, determinato dal mancato pagamento di quanto dovuto agli istituti da oltre 24 mesi”. “L’episodio accaduto oggi - denuncia Pirillo - dove si è verificata la sospensione temporanea delle attività semiresidenziali del Centro socio educativo semiresidenziale nella zona del Pallonetto a Santa Lucia, quartiere povero della città, rappresenta un segnale preoccupante di una situazione che potrebbe degenerare definitivamente se le Istituzioni preposte non si assumono le responsabilità come classe politica napoletana nei confronti di minori in difficoltà e di anziani con gravi disagi economici”. “Ci stiamo avviando verso una strada senza ritorno. Che potrebbe portare alla sospensione di tutte le attività socio-assistenziali - aggiunge Pirillo - con grave danno per i ceti più deboli. Infatti, il comportamento dell’Amministrazione Comunale rende assai difficile la conduzione delle varie attività per il mancato pagamento di quanto dovuto agli Istituti da oltre 24 mesi”. L’amministrazione comunale, a giudizio del presidente dell’Uneba, “viene meno anche ai verbali d’accordo che sottoscrive regolarmente d’intesa con l’Uneba. Il danno non è fatto solo agli istituti. Il danno è fatto soprattutto ai minori ed agli anziani”.(ANSA).

Questo è il fallimento del Welfare-INTERVISTA a Lucio Pirillo

Febbraio 9, 2010 by admin · Comment
Filed under: UNEBA, politiche sociali 

..presidente Uneba Napoli, critica la distribuzione a pioggia di migliaia di euro in contributi senza una logica

-fonte -AVVENIRE -
di Valeria Chianese

Per Lucio Pirillo, presidente dell’Uneba di Napoli, la situazione attuale è «il fallimento delle politiche socio-assistenziali a Napoli».

«In 17 anni – spiega – si è operato per una politica assistenziale a pioggia: migliaia di contributi dati senza una logica precisa e senza rispondere alle necessità, ma per crea¬re consenso elettorale con la creazione di una miriade di associazioni.

Gli istituti Uneba – continua – lavorano da oltre 30 anni con il Comune di Napoli. Un lavoro che offre risposte concre¬te, che possiamo definire lo “zoccolo duro” della politica socio¬assistenziale della città, con moduli completi di assistenza: dal mattino a scuola fino al pomeriggio inoltrato i bambini possono stare in una struttura protetta e con diverse attività.
Al contrario – stigmatizza Pirillo – in questi anni si è riversato un flusso enorme di denaro senza avere una visione globale delle necessità e questo è l’aspetto più sconcertante della crisi delle politiche socio- assistenziali del Comune di Napoli».
Un’analisi senza retorica, specchio di una realtà adesso divenuta tragica, ma che per Pirillo dovrebbe anche essere l’avvio per «un ripensamento su questi anni e su quanto è stato fatto. Il problema è politico – insiste –.

Il Comune non può sempre giustificare le sue mancanze con l’attesa dei fondi dalla Regione e la Regione non può negarsi affermando che non procede ai finanziamenti perché il Comune non rendiconta.
La situazione è drammatica e richiede una revisione delle politiche sociali». Di fronte ad un’emergenza che non vede fine, l’Uneba sta valutando se sia opportuno avviare una manifestazione pubblica di protesta come già avvenuto l’anno scorso:
Napoli è stata l’unica città in cui suore e sacerdoti sono scesi in piazza per affermare i diritti dei minori e degli anziani.

«Sono avvilito da una classe politica e da istituzioni locali sorde a qualsiasi invito, insensibili alle risposte che devono dare – riprende Pirillo –.
Sentiamo la solidarietà della comunità ecclesiale e la Chiesa ci è vicina, ma purtroppo non si va avanti con le sovvenzioni caritatevoli».

< a href="http://www.youtube.com/watch?v=4EVyiZwzmJQ">

LETTERA SUL LAVORO di Pietro Ichino

Febbraio 8, 2010 by admin · Comment
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rassegna stampa
fonte - corriere della sera
Un lusso anche i contratti di serie B Nessuno pensa al Welfare dei figli

Caro Direttore, il ministro Renato Brunetta ha molta ragione quando avverte che il diritto del lavoro, e in particolare l’articolo 18 dello Statuto del 1970, oggi si applica soltanto ai padri e non ai figli. Gli italiani, però, hanno diritto di sapere che cosa il ministro propone seriamente— e non soltanto con una battuta in un talk show —per superare il regime di apartheid che penalizza la nuova generazione di lavoratori.

È vero: da anni, ormai, a un ventenne o trentenne che cerca lavoro in Italia le aziende offrono di tutto, tranne che un rapporto di lavoro regolare. E anche un rapporto di lavoro di serie B —«a progetto», o comunque a termine— è già considerato, in molte situazioni, un privilegio difficilmente ottenibile, rispetto alla «normalità», costituita dal lavoro di serie C: stage semigratuiti in azienda tutto lavoro e niente formazione, assunzione con partita Iva per mansioni d’ufficio, di cantiere, di negozio, di call center, di magazzino, che erano tradizionalmente considerate come lavoro dipendente. Case editrici in cui da anni non si assume più un redattore o un correttore di bozze con un contratto normale di lavoro dipendente; case di cura private che formalmente non hanno alle proprie dipendenze neanche un solo medico, un solo infermiere, un solo barelliere: tutti a partita Iva, oppure soci di cooperative di lavoro a cui il servizio viene appaltato.

Stessa musica nel settore pubblico, dove ormai domina sempre più diffusamente l’«esternalizzazione» delle funzioni mediante cooperative e altri appaltatori, che utilizzano ogni forma di lavoro atipico. Accade pure che dopo un periodo più o meno lungo di anticamera anche un ventenne o trentenne finisca coll’ottenere l’agognato posto di lavoro stabile regolare; ma il punto è che il datore di lavoro ha di fatto la possibilità di scegliere che il lavoratore, anche se sostanzialmente dipendente, resti escluso dalla protezione regolare per decenni. In altre parole: il diritto del lavoro sta perdendo la sua natura di standard minimo di trattamento universale, per assumere la natura di un ordinamento eminentemente derogabile: chi vuole lo applica e chi non vuole no. Naturalmente, poi, quando viene la bufera, a pagare per primi sono sempre i non protetti: i 500 mila lavoratori italiani che hanno perso il posto nei mesi passati di recessione sono ovviamente quasi tutti di serie B e C. Dunque: il ministro fa bene ad aprire gli occhi su questa realtà, a riconoscere che il nostro mercato del lavoro e il nostro sistema di protezione sociale non sono affatto «i migliori del mondo», come egli stesso ci ha detto solo pochi mesi or sono. Ma deve anche dire quale è la sua diagnosi del fenomeno e quale la terapia che propone. Una cosa è certa: il problema non è soltanto di controlli e di repressione delle frodi. Controllo e repressione servono quando la violazione o elusione delle regole è un fenomeno marginale; quando invece— come oggi accade per il nostro diritto del lavoro —violazione ed elusione diventano un fatto normale su larga scala, è l’ordinamento stesso che deve essere rifondato. La disciplina italiana del rapporto di lavoro regolare è vecchia ormai di oltre quarant’anni. È stata scritta quando non esistevano né i computer, né Internet, ma neppure i fax e le fotocopiatrici; quando era normale che un giovane entrasse in un’azienda con la prospettiva di restarci per trenta o quarant’anni svolgendo la stessa mansione, più o meno con gli stessi strumenti e le stesse tecniche. Oggi il tempo di vita di una tecnica produttiva (ma anche di un prodotto o di un materiale) non si misura più in decenni, ma in anni o addirittura in mesi; le imprese nascono e muoiono con un ritmo incomparabilmente più rapido rispetto ad allora.

Così stando le cose, la sicurezza economica e professionale dei lavoratori non può più essere affidata al modello del «posto fisso». Ed è in larga misura inevitabile che le imprese facciano di tutto per eludere, nelle nuove assunzioni, una disciplina della stabilità del lavoro, come quella dettata dall’articolo 18 dello Statuto del 1970, che condiziona lo scioglimento del rapporto di lavoro per motivi economici od organizzativi a un controllo giudiziale che può richiedere due, quattro o sei anni; e al Sud anche otto o dieci. La soluzione, allora, non è togliere l’articolo 18 ai padri, ma riscrivere il diritto del lavoro per i figli, per le nuove generazioni; in modo che esso torni capace di applicarsi davvero a tutti i rapporti che si costituiranno da qui in avanti. E garantire davvero a tutti non l’impossibile «posto fisso», ma quella protezione contro le discriminazioni e quella rete di sicurezza nel mercato, da cui oggi la nuova generazione dei lavoratori italiani è per la maggior parte esclusa.


Loro… di Napoli - eduardo de filippo - ‘o pernacchio

Febbraio 4, 2010 by admin · Comment
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Ma dove vanno i democratici ?

Febbraio 2, 2010 by admin · Comment
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di Mimmo Carratelli
rassegna stampa
da: La Repubblica

Lirica di Lucio Dalla. Ma dove vanno i democratici con le loro facce stanche sempre in cerca di una faccia da primarie, ma dove vanno i democratici sempre in cerca di un loro tipo da impallinar.

Ma cosa fanno i democratici quando arrivano le elezioni, vanno a prendersi un cynar dentro al bar, Bassolino è vivo, De Luca non è morto, c’è un partito da resuscitar. Ma come fanno i democratici a scegliersi un campione, sempre gli stessi, da Posillipo al Frullone, ieri Trombetti oggi Marone, ma come fanno i democratici a spararsi tra di loro, a rimanere vivi e imprescindibili però. Fanno alleanze senza amore, il solito pacco elettorale, senza che nessuno chieda a Sommese dove vai e a Cesario che fai, lo sguardo fisso su De Mita, su Casini senza cuore, chissà cosa succederà chissà.

Ma dove vanno i democratici, furbacchioni e imprudenti, porca vacca Migliavacca che combini, ora arretra Cozzolino con la rabbia in mezzo ai denti, in questa guerra puttana non si vedono vincenti, chi sospira e chi discetta, fatto fuori anche Cascetta. Come fanno i democratici con questo caos che li uccide, affaticati da una vita piena di cagnare e di Veltroni, di D’Alema e dalemoni, tutti pazzi, pochi i sani, si hanno notizie di Bersani?, irrisoluti in questo gioco da cortile sognano di rivolgersi alla società civile (che ci sia ciascun lo dice dove sia nessun lo sa).

Ma come fanno i democratici in questo loro gran daffare, un daffare che più passa il tempo e più non sa di niente su questa rotta includente, da vincitori a perdenti. Ma come fanno i democratici a fare a meno della gente, paladini di niente, chissà se ci pensano, chissà. Ma come fanno i democratici con gli alleati irrequieti, abominevoli uomini dei veti. Alla fine del gran ballo, boogie-woogie e tuca-tuca, spunta alfine il magnifico De Luca. Bassolino a capo chino. Amen.

banana republic


MALASANITA’:-Napoli, blitz della Guardia di Finanza in 4 ospedali: indagati 4 primari

Febbraio 2, 2010 by admin · Comment
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- NAPOLI, PERQUISIZIONI IN OSPEDALI NAPOLI
Dopo mesi di indagini la Procura di Napoli ha emesso 30 avvisi di garanzia con l’accusa a vario titolo per associazione per delinquere, corruzione, abuso d’ufficio e truffa
- La Guardia di Finanza ha eseguito ieri perquisizioni, con acquisizioni di atti, in alcuni ospedali di Napoli, nell’ambito di una inchiesta su presunti casi di corruzione in cui sarebbero coinvolti, tra gli altri, diversi primari.
I reati ipotizzati dal pm Graziella Arlomede, della sezione reati contro la pubblica amministrazione della procura di Napoli, vanno dall’associazione per delinquere, alla corruzione, truffa e abuso di ufficio.

Secondo l’ipotesi accusatoria il titolare di due ditte per ottenere forniture di apparecchiature sanitarie avrebbe elargito ai primari costosi regali (come computer, macchine fotografiche, telefonini, videocamere) e assunto alcune persone segnalate dai professionisti.

L’indagine riguarda gli ospedali napoletani Vecchio pellegrini, San Giovanni Bosco, Incurabili e Loreto Crispi.

Mobbing sul posto di lavoro

Febbraio 1, 2010 by admin · Comment
Filed under: mobbing 


Un po’ di relax

Febbraio 1, 2010 by admin · Comment
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Gianna Nannini - Hey Bionda

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