Napoli è una città meravigliosa….

Marzo 26, 2009 by admin · Comment
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La gelosia non è amore, è paura

Marzo 26, 2009 by admin · Comment
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Salve miei cari e fedeli lettori, oggi vorrei farvi leggere qualcosa di Freud:Quanti tipi di gelosia ci sono.
Freud riconobbe nella coppia tre tipi di gelosia, tutti caratterizzati da ambivalenza, ossia dalla coesistenza di sentimenti di segno opposto, quali amore e aggressività distruttiva, nei confronti della persona amata. In realtà questi tre tipi si muovono lungo un continuum di sentimenti e di reazioni emotive e neurovegetative che vanno dalla gelosia minima, spesso percepita solo interiormente e di cui il partner non ha quasi sentore, alla gelosia distruttiva e devastante che può arrivare all’omicidio, reale o simbolico, della persona amata e/o del rivale. Per chiarezza può essere utile mantenere la distinzione freudiana tra tre grandi forme di gelosia:
1) la gelosia competitiva, o normale, che è essenzialmente composta da quattro fattori: 1) il dolore provocato dalla paura o dalla convinzione di aver perso l’oggetto d’amore; 2) la ferita narcisistica patita quando sembra che un altro/a ci venga preferito; 3) l’ostilità verso il/la rivale più fortunato, vero o presunto; 4) i sensi di colpa che il soggetto ha quando si attribuisce la responsabilità della perdita del partner amato;
2) la gelosia proiettiva, quando in realtà il soggetto letteralmente proietta sul/la partner i propri desideri di tradimento inappagati. In tal caso la paura ossessiva dell’infedeltà dell’altro/a serve a tacitare, più o meno inconsciamente, i propri sensi di colpa verso quegli stessi impulsi;
3) la gelosia delirante, o delirio di gelosia, la forma più pericolosa, caratterizzata dalla convinzione paranoica dell’infedeltà del partner. La caratteristica del delirio è il suo essere svincolato dalla realtà, spesso del tutto privo di fondamento, ma comunque inamovibile e immodificabile anche di fronte alle più lampanti evidenze della assoluta fedeltà del partner (l’Otello shakespeariano insegna). Il motto del geloso, più frequentemente un uomo, in preda al delirio paranoico, può essere così riassunto: “Ti odio perché di te non mi posso fidare, però sei mia e non ti consento di lasciarmi”…

Quando la gelosia è normale?

Il sentimento di gelosia può essere considerato naturale e normale quando è consapevole, quando è contenuto nei limiti della percezione individuale, quando esprime la comprensibile vulnerabilità che ognuno ha, quando ama, all’idea di poter perdere la persona amata. E’ anche naturale che esso emerga e causi sofferenza quando l’oggetto d’amore viene realmente perduto a vantaggio di un altro/a. Il sentimento di dolore che accompagna in tali casi la gelosia fisiologica tende ad attenuarsi progressivamente. Il “farsene una ragione”, come si dice nel linguaggio comune, indica la capacità sana di superare la perdita, di “elaborare il lutto”, rispettando la libertà dell’altro/a di andarsene e scegliere un altro oggetto d’amore.
Questa capacità di accettare l’abbandono, o comunque l’addio, presuppone maturità, equilibrio interiore, fiducia nella propria capacità di amare e di essere amati, oltre che nella propria desiderabilità. Questi sentimenti alimentano la fiducia e la speranza di poter trovare un nuovo oggetto d’amore e di poter vivere un nuovo appagante stato nascente. E’ tipica quindi di chi ha vissuto relazioni primarie, nella famiglia d’origine, e nei rapporti successivi, caratterizzate da quella certezza e costanza di sentimenti che alimenta l’attaccamento sicuro e la fiducia in sé.

Quando la gelosia diventa pericolosa?

Quando è estrema: si parla allora di gelosia delirante. Questa è associata a disturbi gravi della personalità e a crescente difficoltà a controllare i propri impulsi distruttivi. In questi casi l’individuo può diventare socialmente pericoloso non solo per il/la partner ritenuto traditore o colpevole di abbandono, ma anche nei confronti della famiglia di origine del partner stesso o addirittura dei figli, come la cronaca purtroppo mostra troppo spesso.

Il monologo di Saviano in tv “Non sono solo in questa battaglia”

Marzo 26, 2009 by admin · Comment
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IL PERSONAGGIO - Lo scrittore a “Che tempo fa” con Fazio
Mostra i titoli incredibili dei giornali locali che chiamano “infami” i pentiti

“Cercano di colpire me, perché sono il più debole”

MILANO - Un monologo quasi teatrale, una rassegna stampa del Corriere di Caserta che chiama “infame” il pentito in un titolo, che elegge a eroi i boss locali, amici dei politici. Le foto dei ragazzini ammazzati, quelli degli innocenti coperti da un lenzuolo, il sorriso di un carabiniere ventenne trucidato per vendetta. Il titolo diffamante: “Don Diana a letto con due donne”. Don Diana, il prete dell’impegno ucciso quindici anni fa.
“Che tipo di paese se permette tutto questo?”. “Il silenzio è colpevole anche perché non lascia capire”.

E’ stata la serata di Roberto Saviano, ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. “Si pensa che l’essere minacciato sia una corona data dalla camorra per un merito ma non è un merito. Non è un merito, cercano di colpire me perchè con altri non riescono”.

Il silenzio e la diffamazione sono armi terribili in mano alla camorra e l’ordigno adatto per combatterli è quello della parola. E Saviano ha scelto di parlare a lungo e con cruda chiarezza. Lui stesso si è definito una “operazione mediatica”, nata e portata avanti perchè si conoscano gli orrori della camorra e si capisca che riguardano tutti. Il suo “sogno” è che la lotta alla criminalità organizzata diventi una vera e propria moda. E’ quello che “i grandi editori, le televisioni, trovassero un punto comune, anche conveniente. Perchè non creare una moda?”.

Lo scrittore ha parlato anche delle minacce della camorra. “Non immaginavo che sarebbe andata così - ha detto -. Pensavo che sarebbe durata poco, sono tre anni ed è pesantissimo”.

E nel ringraziare “tutte le persone che mi scrivono, nel ringraziare tutti per quello che è stato fatto per me”, cita le parole di Kennedy quando diceva “perdonare sempre dimenticare mai”.

“Io - ha detto Saviano - non dimenticherò mai quello che di bene mi è stato fatto”. Ha ringraziato i paesi che lo hanno ospitato, “la Spagna, Parigi, Israele ma non ringrazio chi mi ha rifiutato la casa, gli amici che hanno liquidato la mia causa come se me la fossi cercata”.

“Mi dà fastidio l’accusa di essermi arricchito. Sono i lettori che mi danno la possibilità di vivere e pagare gli avvocati”. E ha citato una frase di Biagi: “Sei arrivato davvero quando fanno un falso del tuo libro e ti accusano di plagio’ e io ce li ho tutti e due”.

“Questa battaglia non è la mia battaglia ma la battaglia di molti e va anche bene se per una volta succede il miracolo che grandi interessi economici si fondano con l’interesse del paese, che grandi editori di libri, televisivi, si uniscano per combattere la camorra”.

“Che tempo fa, questa sera, è durato fin oltre le 23. Nella seconda parte, due grandi scrittori come l’americano Paul Auster e l’israeliano David Grossman, hanno discusso con Saviano riconoscendo un valore enorme a Gomorra: “E’ scritto benissimo - ha detto Auster - E’ esploso come una bomba e ha costretto tanta gente in tutto il mondo a guardare dentro il fenomeno camorra. Anche tanti che non ne sapevano nulla o pensavano fosse una cosa locale italiana”.

(25 marzo 2009) Tutti gli articoli di cronaca